E’ boom in Puglia per la coltivazione di grani antichi
17 Luglio 2021E’ boom in Puglia per la coltivazione di grani antichi, come il grano Cappelli, che quintuplica le superfici coltivate, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità grazie alla svolta green e salutista dei consumatori con l’emergenza Covid. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti Puglia, sulla base dei dati di Consorzi Agrari d’Italia e Sis, società leader nel settore sementiero.
Un trend che ha determinato – rileva Coldiretti Puglia – la rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato anche grazie all’opera delle cooperative come la Agricoltà di Taranto che in questi anni ha avviato un percorso di filiera con grano 100% italiano con la Sis.
“Gli agricoltori per una giusta remunerazione sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro dove è vietato l’uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Sarebbero improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell’attività cerealicola che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale”, afferma Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.
Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano – aggiunge Coldiretti Puglia – con l’allarme globale provocato dal Covid che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza.
“In provincia di Taranto sono 10mila gli ettari coltivati a grano duro per 300mila quintali di produzione media. Per quanto riguarda l’industria alimentare – ricorda il presidente Cavallo – dal 1991 è stata importante la crescita della dimensione media in addetti, soprattutto nella lavorazione e conservazione di paste alimentari”.
Gli acquisti di pasta fatta al 100% di grano made in Italy – sottolinea la Coldiretti – sono cresciuti ad un ritmo di quasi 2 volte e mezzo superiore a quello medio della pasta secca anche per effetto dello smart working e del lungo lockdown per combattere l’emergenza covid che ha costretto i cittadini in casa. Il risultato è che già oggi un pacco di pasta su 5 venduto al supermercato – precisa Coldiretti – utilizza grano duro coltivato in Italia, con la Puglia leader nella produzione dove si stima per la campagna ancora in corso un calo del 45% a causa del clima pazzo per le gelate e la siccità, ma di qualità ottima.
Si registra – sottolinea la Coldiretti Puglia – uno storico ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione del Paese quando la conquista della modernità passava anche dall’acquisto della pasta piuttosto che dalla sua realizzazione in casa. Una tendenza – precisa la Coldiretti regionale – confermata dal boom delle pubblicazioni dedicate, dalle chat su internet, dal successo delle trasmissioni televisive e dai corsi di cucina anche nei mercati e negli agriturismi di Campagna Amica, dove i cuochi contadini preparano pasta semplice o ripiena fatta in casa con il matterello, perché con la riscoperta della genuinità come valore, il fatto in casa – continua la Coldiretti – torna a valere di più del prodotto acquistato.
“La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio – conclude il presidente Cavallo – hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese”.
La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 360.000 ettari coltivati e 9.990.000 quintali prodotto e valore della filiera della pasta in Puglia pari a 542.000.000 euro.
Una situazione aggravata dalla concorrenza sleale delle importazioni – ricorda la Coldiretti Puglia – che con l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA) nel 2020 le importazioni di grano canadese in Italia sono aumentate del 70% rispetto all’anno precedente per un totale di circa 1,7 miliardi di chili ma il problema – insiste la Coldiretti – riguarda anche fagioli, lenticchie e ceci provenienti soprattutto da Paesi come gli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare proprio con l’utilizzo del glifosato.