Il Carnevale della Società Operaia di Galatina
16 Febbraio 2023Nostalgia o ricerca della propria culla? Ognuno ha la sua motivazione. Tra la nebbia di un passato non lontano, intravedo le ragazze ca se lisciavanu li capiddri ancora umidi cu lla pettinessa, lavati e profumati con la lissia (acqua e sapone al profumo di alloro proveniente dal bucato dellu cofanu), ai giovani con la camicia fresca e stirata al profumo di lavanda, smaniosi e pronti al gran ballo della quadriglia nel bel salone della Società Operaia di Galatina. Il salone è ancora lì, cristallizzato nel tempo e noi lo useremo ben attrezzato da stelle filanti e palloncini.
A tante di queste ragazze batteva forte il cuore, batte ancora adesso che sono nonne nel ricordare i primi amori concessi loro, le prime simpatie, i primi sguardi dietro la cipria dei loro volti coperti da mascherine in pizzo chiacchierino, con le scarpe lucide o appena risuolate. Che occasione per rivedere il ragazzo seguito con gli occhi dalla fanescia fino al giorno prima! E poi papà e mamma che benedicevano quell’uscita, tutti insieme perché il capofamiglia era pure socio della Società operaia. Intanto per una festa in maschera serviva un domino con tanto di cappuccio e una maschera. Allora a metà via Scalfo con qualche lira si noleggiava alla barberia e latteria (unica cosa!) de lu Settelingue il domino, nero per gli uomini con cucito o ricamato il gran simbolo carnevalesco galatinese “lu asu de mazze”, più crudelmente l’asso di bastoni delle carte da gioco napoletane. Un simbolo di rivalsa del popolino contro i ricchi latifondisti locali che li sfruttavano per tutto l’anno, ma nel giorno di Carnevale potevano anche essere sfottuti. Questi ultimi carognavano, gettando giù dal balcone del circolo dei signori o… cittadino, (il primo piano del comando dei vigili urbani in via Vittorio Emanuele) frutta stramatura e candellini e caramelle, per il gusto di vedere i bambini del volgo azzuffarsi per qualche bonbon o confettino arrivato… dal cielo.
Ma ritorniamo nel nostro salone, ore 18:30 puntuale, veniva chiamata la Quadriglia dal banditore che sopra un palchetto (ci si arrivava aprendo dal basso una botola ancora visibile per infilarvi una scala a pioli) chiamava le coppie al ballo con ordini precisi da rassegna militare. Le coppie si posizionavano e partiva questa suggestiva passeggiata musicale dove addirittura i ragazzi per pochi minuti potevano prendere sotto braccio la ragazza sospirata o viceversa. Ma queste si scompagnavano presto con i comandi del banditore che mandavano gli uomini o le donne tre passi avanti, o due passi indietro, o a formare un gran cerchio.
“Accomodarsiiii” con questo commiato terminava la lunga quadriglia, il cavaliere obbligato portava la dama al buffè per offrirgli (pagando) o una bocca di dama (segno erotico?) o un pasticciotto esclusivamente dalle guantiere mandate in omaggio dalla pasticceria Ascalone che come immaginate sempre presente nella vita sociale di Galatina. Alla storica pasticceria nel tempo si aggiunse quella di Eros Bar. Eccellenze riconosciute.
Ai signori invece erano riservati pezzetti di cavallo e vino, ma con moderazione quella sera! Mentre le mamme rimanevano in alto a vedetta in un lungo loggione adesso abbattuto, le figliole si accomodavano sedute lungo la grande sala e attendevano trepidanti l’invito al ballo dai tanti cavalieri presenti. A fine ballo sempre l’obbligo di offrire una pasta alla crema all’invitata che, come racconta una arzilla nonna, era mala crianza rifiutare il ballo. Ma fiju miu – mi diceva – se eri beddhra, quanta rroba ti purtavi a casa, pe tie e pe tutta la famija, ma se eri brutticeddhra… meee era tantu se menavi na mozzacata a nu boccunottu.
Gianfranco Conese
Questa è la storia. Noi la riproporremo Sabato 18 febbraio dalle ore 17:30 nell’ambito del Carnevale di Galatina. Siete tutti invitati alla quadriglia che un ottantenne banditore riproporrà per voi. Una serata di ricordi ma anche di nuove amicizie. Graditi i gruppi mascherati. Ingresso gratuito.