“Barocco Festival Leonardo Leo”: a Lecce la produzione sacra della Scuola Napoletana
27 Settembre 2023 0 Di RedazioneIl “Barocco Festival Leonardo Leo” chiude la parentesi leccese questa sera, alle ore 20:30, ancora nella chiesa di Sant’Anna. L’ensemble “Fourvox” e l’orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici” – diretta all’organo da Cosimo Prontera – compiono un viaggio nella tradizione del “Contrappunto teatrale”, una sorta di moto interno alla musica, un perenne movimento che permetteva ai compositori di conservare la propria musica nel tempo: il segreto, ad esempio, dell’eterna giovinezza della musica di Bach.
Il grande utilizzatore del contrappunto in Italia nella musica moderna è stato il grande maestro Morricone. È uno dei pochi infatti ad aver utilizzato l’armonizzazione classica nella musica da film, con frasi musicali di altissimo valore.
Il programma è stato pensato per recuperare le architetture sonore legate alle cappelle napoletane tra Seicento e Settecento e restituire la prassi compositiva adottata per coinvolgere il popolo dei fedeli “napoletani”. Nel periodo di transizione tra Seicento e Settecento, la cultura musicale napoletana era una fusione unica di influenze cosmopolite e tratti distintivi della propria tradizione. Questa dualità contribuiva a definire la sua identità musicale in modo straordinario: Napoli, una delle città più grandi d’Europa in termini di dimensioni e popolazione, aveva una posizione privilegiata per ricevere e incorporare diverse influenze musicali, ma allo stesso tempo aveva sviluppato un suono unico e riconoscibile che presto sarebbe stato esportato in tutta Europa come uno stile esclusivo.
La musica a Napoli era una forza viva che permeava ogni aspetto della vita quotidiana. Con oltre 500 chiese e cappelle, la città celebrava costantemente feste religiose con la musica. Ogni chiesa aveva almeno un organista e un cantante, e molte di esse impiegavano ensemble completi. Questi gruppi includevano voci di ragazzi provenienti dai conservatori del luogo, che si univano ai cantanti professionisti, compresi i celebri castrati, nelle celebrazioni principali. Nel linguaggio dell’epoca, le voci dei ragazzi venivano spesso paragonate agli “angeli”, mentre quelle dei cantanti e dei musicisti di strada venivano definite come le voci dei “demoni”. Questa dicotomia tra angeli e demoni fece la sua prima apparizione nei melodrammi sacri e successivamente trovò spazio nella musica profana, soprattutto nell’ambito teatrale, creando una dimensione ironica che talvolta sfociava nel buffo.
In questo contesto musicale ricco e diversificato, Napoli si affermava come la capitale musicale d’Europa, mantenendo un equilibrio straordinario tra le influenze esterne e la sua identità musicale unica, pronta a influenzare il panorama musicale europeo. Le fonti della musica sacra napoletana del Settecento si trovano prevalentemente fuori Napoli. A partire dall’ultimo scorcio del secolo e soprattutto in tutto l’Ottocento molti manoscritti appartenuti a chiese, conventi, congregazioni e agli stessi Conservatori furono, nella migliore delle ipotesi, copiati per essere portati altrove, e nei casi peggiori, trafugati. Superato l’antico tabù della subalternità della musica sacra a quella teatrale, la moderna musicologia ha affrontato in anni recenti studi monografici su alcuni autori napoletani del Settecento e sulla loro produzione sacra: Jommelli, Fago e il “nostro” Leonardo Leo. Anche gli studi in ambito veneziano hanno dato un importante contributo alla conoscenza della musica sacra del Settecento in un luogo, Venezia appunto, spesso a contatto stretto con i napoletani. Lo studio delle fonti ha permesso di ricostruire un quadro preciso e dettagliato dei luoghi nei quali si svolgevano le attività musicali e delle realtà che promuovevano la musica sacra a Napoli – congregazioni, chiese, monasteri, conservatori -. Il programma della serata offre all’ascolto pagine scelte dal vastissimo repertorio di musica sacra, prodotta nel periodo tra Seicento e Settecento e destinata a chiese, confraternite, monasteri e a vari ordini ecclesiastici, quali esempi di un ricchissimo patrimonio in parte ancora da riscoprire e valorizzare, da Giovanni Salvatore a Pasquale Cafaro e Leonardo Leo. Salvatore in particolare, sacerdote paragonato a Frescobaldi per abilità organistica, primo maestro nel Conservatorio della Pietà de’ Turchini e più tardi in quello dei Poveri di Gesù Cristo, è una pietra miliare in materia di produzione sacra. La sua musica, ancora oggi di rarissimo ascolto, ben rappresenta il repertorio sacro praticato a Napoli sul finire del XVII secolo, modello e fonte d’ispirazione per i compositori delle generazioni successive. Tra i suoi presumibili allievi, Francesco Provenzale e Alessandro Scarlatti.