In distribuzione “People” di Roberto Ottaviano per l’etichetta pugliese Dodicilune
15 Gennaio 2024Martedì 16 gennaio esce “People” del progetto Roberto Ottaviano Eternal Love: nel cd, registrato durante vari live tra Italia, Svezia, Slovenia, Svizzera e Finlandia, prodotto da Maurizio Bizzochetti per Dodicilune, con il contributo di NuovoImaie, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, il sassofonista barese è affiancato da Marco Colonna (clarinetto basso), Alexander Hawkins (piano), Giovanni Maier (contrabbasso) e Zeno De Rossi (batteria).
Con questo progetto discografico prosegue anche nel 2024 la collaborazione tra l’etichetta discografica pugliese e il musicista attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni. Dopo “Un Dio Clandestino” (2008), “Arcthetics. Soffio Primitivo” (2013) , “Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy” (2014), “Astrolabio” (2015), “Eternal Love” (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz di Musica Jazz, “Sideralis” (2017) e “Resonance & Rhapsodies” (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e i recenti “A che punto è la notte” con il progetto Pinturas (2023) e “Astrolabio mistico” con Michel Godard (2023), arriva dunque People: cinque composizioni originali (Mong’s Speakin’, Hariprasad, Callas, Niki e Ohnedaruth) e i brani At The Wheel Well di Nikos Kypourgos, Gare Guillemans di Misha Mengelberg e Caminho Das Águas di Rodrigo Manhero.
“Molti hanno pensato che la mia idea di Eternal Love sia una sorta di ode all’amore in senso assoluto ed al senso di pace e non violenza, oltre che riconoscenza eterna verso qualcuno e qualcosa. Non è proprio così. Almeno, non solo – racconta Roberto Ottaviano -. Nella vita ci sono cose ineluttabili che incontriamo e che ci costringono ad agire, non solo ad osservare. Rispettare sé stessi, battersi, cercare, ascoltare, disinnescare ma anche denunciare. Ed ecco che bisogna sempre intendersi sulla parola amore, che può anche voler dire non porgere sempre l’altra guancia. L’umanità è un microcosmo nel cosmo ed agisce in modo inaspettato così come prevedibile, con dei voli pindarici di bellezza e continui tuffi negli abissi più orribili, rinnegando sé stessa e quindi trasformandosi in qualcosa di disumano -. prosegue il musicista -. Ho voluto raccogliere qui una serie di momenti live della band che mi sembra il momento in cui noi tutti diamo il meglio nella combustione che si crea con il pubblico, e chiamarla People proprio nel tentativo di disegnare dei ritratti di questa umanità fatta di persone incontrate realmente e virtualmente, persone che ci hanno dato qualcosa, i loro luoghi ed i loro respiri”.
Il cd si apre con At The Wheel Well, una composizione di Nikos Kypourgos tratta dal film “The Cistern” di Hristos Dimas che racconta una storia carica di risonanza politica. In superficie il film è un ritratto dell’ultima estate dell’infanzia di un gruppo di ragazzi di undici anni che scherzano, sfidandosi a vicenda a tuffarsi in una cisterna d’acqua di cemento, giocando a calcio e altri passatempi simili. Lo sfondo non dichiarato dell’intero film è il periodo del governo militare in Grecia (1967-74), un periodo in cui il paese entrò in una sorta di strana stasi sociale. Mong’s Speakin’ è una dedica allo spirito giocoso di un grande indimenticato della musica sud-africana: il trombettista Mongezi Fesa. Hariprasad è un gioco di specchi riflettenti e quasi ipnotici come caratteristica della musica popolare indiana. Solo che il gruppo non si affida alle regole del Raga, bensì alle proprie capacità improvvisative. È dedicato al grande solista di flauto Hariprasad Chaurasia. Callas è un ritratto della diva intriso di mistero, sofferenza ed elevazione. Niki è una metafora della velocità, dedicato a Niki Lauda. Gare Guillemans di Misha Mengelberg è ispirato ad una vecchia (ora rinnovata) stazione ferroviaria Belga.
“Qui abbiamo conservato in parte la vena originale un po’ New Orleans funeral, ma secondo gli stilemi dei Dutch Masters, con il mio canto da vecchio ubriacone, e con l’idea che forse a Misha, questo personaggio, sarebbe piaciuto” – precisa Ottaviano.
Attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni, Roberto Ottaviano ha suonato e inciso con alcuni tra i più importanti musicisti americani ed europei a cavallo tra diverse generazioni. A cinque anni prende lezioni di clarinetto al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari poi studia sassofono classico a Perugia con Federico Mondelci, armonia e composizione classica con Walter Boncompagni, Giacomo Manzoni e Luigi Nono. Un fortuito incontro con Steve Lacy lo spinge ad approfondire lo studio del sax soprano. In America studia composizione jazz e arrangiamento con Ran Blake, Bill Russo, George Russell collaborando con Buck Clayton, Ernie Wilkins, Benny Bailey, Sal Nistico; poi è membro dell’orchestra di Andrea Centazzo, collabora con Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Franz Koglmann, Carlo Actis Dato, Radu Malfatti, Carlos Zingaro, Franz Koglmann, Georg Gräwe, Ran Blake, Tiziana Ghiglioni. Nel 1983 pubblica i l suo primo album (“Aspects”) con Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu, Carlo Actis Dato. Nel 1986 costituisce un quartetto con Arrigo Cappellatti. Nel 1988 fonda l’ensemble di ottoni “Six Mobilies”, nel 1988 incide un omaggio a Charles Mingus (Mingus – portraits in six colours ), nel 1990 incide “Items from the old earth”. Dal 1979 collabora con numerosi musicisti jazz come Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Bley, Aldo Romano, Myra Sant’agnello, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Mario Schiano, Trilok Gurtu, Samulnori, Pierre Favre. Suona in moltissimi jazz festival europei e americani. Si esibisce in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Jugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Senegal, Cameroun, Stati Uniti, Canada, ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Da didatta ha tenuto corsi a Woodstock N.Y., nei conservatori di Città del Messico, Vienna, Groningen, presso le istituzioni culturali di Urbino, Cagliari, Firenze, Roma, Siracusa. Ha fondato il corso Musica Jazz nel Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari e di cui è coordinatore da quasi 30 anni. È autore del libro, “Il sax: lo strumento, la storia, le tecniche” (Muzzio editore, 1989). Per Dodicilune ha pubblicato, con varie formazioni, “Un Dio Clandestino” (2008), “Arcthetics. Soffio Primitivo” (2013), “Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy” (2014), “Astrolabio” (2015), “Eternal Love” (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) “Sideralis” (2017) e “Resonance & Rhapsodies” (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e “A che punto è la notte” (2023). È stato eletto musicista italiano dell’anno per Top Jazz 2022, referendum annuale indetto dalla storica rivista Musica Jazz.