Perché bisogna dire no ad impianti come quello proposto da Forenergy s.r.l.
13 Novembre 2024 Off Di RedazioneAl giorno d’oggi utilizzare il prefisso “bio” dinanzi alle parola “metano” significa ricondurre la produzione di detto prodotto alla materia organica FORSU – Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani – opportunamente “lavorata” ma esclusivamente nel rispetto di normative comunitarie riguardanti la tutela del territorio e della salute della popolazione, che non bisogna mai dimenticare.
L’esigenza di sfruttare tale Frazione Organica per produrre combustibile come il metano, nasce dal fatto che, a livello europeo, è stata fissata la cosiddetta “Dead Line” per la “decarbonizzazione” e, in particolare, l’Italia, con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), si è data l’obiettivo di raggiungere il 30% di quota di energia rinnovabile, sui consumi totali finali, entro il 2030.
Bisogna però considerare che la decisione e l’esigenza di utilizzare tale Frazione Organica nasce soprattutto dalla necessità di giungere all’”End of Waste”, cioè alla cessazione di qualifica dei rifiuti di detta frazione. Si potrebbe giungere, quindi, alla chiusura del Ciclo dei Rifiuti.
Per dirla facile facile, tali rifiuti usati per la produzione di metano devono sparire completamente e non devono esserci residui!
Nella provincia di Lecce sono stati ultimamente presentati dei progetti per la realizzazione di impianti che attraverso la digestione anaerobica della Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani producono biometano.
Il problema di queste proposte progettuali è che sono estremamente sovradimensionate rispetto alle effettive esigenze del territorio e quindi non rispettano il cosiddetto “Principio di prossimità”.
Il progetto proposto dalla Società Forenergy s.r.l. prevede la realizzazione di un impianto di produzione di biometano nella Zona Industriale (ASI) di Galatina-Soleto, utilizzando un quantitativo di rifiuti in ingresso pari a 40.000 tonnellate l’anno!
Questo quantitativo enorme, per il quale è stato dimensionato l’impianto, è di gran lunga superiore alle effettive esigenze degli agglomerati di Galatina e Soleto che, secondo il catasto rifiuti di Ispra Ambiente, raggiunge a malapena le 4.400,00 t/a (dati riferiti al 2022, fonte www.isprambiente.it).
Va da se, quindi, che tutte le restanti tonnellate di rifiuti arriveranno a casa nostra da altri territori, provincie e regioni.
È questo che si vuole per Galatina e Soleto?
C’è da aggiungere che per condurre un impianto del genere sono necessari ingenti quantitativi di acqua da utilizzare nei cicli di lavorazione, con conseguente depauperamento della risorsa idrica salentina, già di per se scarsa.
Inoltre, uno dei prodotti derivanti dal trattamento, il cosiddetto “digestato solido” (circa il 33% di tutto il digestato prodotto), il più delle volte non viene destinato al riutilizzo, ma smaltito come rifiuto; a differenza del “digestato liquido” che invece viene riutilizzato nel ciclo produttivo dell’impianto.
Si contravviene così all’End of Waste degli stessi rifiuti, non chiudendone il ciclo come dovuto.
Un altro problema è la qualità della FORSU che, nonostante il controllo dei rifiuti in ingresso, a causa delle ingenti quantità, presumibilmente non potrà essere di una qualità tale da ottenere prodotti scevri da impurità; con la necessità, pertanto, di continui cicli di depurazione per ottenere un biometano di alta qualità e rispondente alle specifiche SNAM di immissione nelle rete e della norma UNI/TR 11537.
Tutto ciò provocherà lavorazioni di durata superiore su un singolo ciclo produttivo e quindi un aumento di emissioni odorigene che, nonostante le BAT di settore applicate (Best Available Technologies), potranno non rientrare nei limiti normativi.
Anche le variazioni di pressioni all’interno delle sezioni impiantistiche, soprattutto nelle sezioni di stoccaggio della FORSU in ingresso, potranno non garantire la perfetta tenuta stagna e contenimento degli odori molesti.
Inoltre, lungo le tubazioni di collegamento degli impianti alla rete pubblica ci sono molto spesso perdite di gas che finiscono in atmosfera: non dimentichiamo, infatti, che il metano è uno dei gas serra che, in quantità elevate, concorre al peggioramento dell’effetto serra e quindi a amplificare gli effetti del climate change.
Ripeto, è questo che vogliamo a Galatina e Soleto?
Le due amministrazioni comunali questa è l’idea di sviluppo che hanno per le proprie città e comunità?
Io credo di no.
Quale soluzione quindi?
Una soluzione potrebbe essere quella di realizzare piccoli impianti, ognuno a servire agglomerati di comuni, che si potrebbero consorziare, per il trattamento aerobico della FORSU (compostaggio) che venga effettuato o direttamente sulla componente organica che non viene destinata alla digestione anaerobica o sul separato solido derivante il digestato prodotto dalla fase anaerobica, una volta separato dalla componente liquida che seguirà un differente trattamento aerobico.
In questo modo si giungerebbe a quel “fine vita” del rifiuto e quindi all’attuazione dell’”End of Waste” auspicato a livello mondiale.
Per ultimo, ma non per importanza, questi impianti garantirebbero un minor consumo di suolo, minore impiego di risorse idriche, minore sfruttamento di energia per la gestione del ciclo produttivo e minori emissioni odorigene che possano impattare sull’ambiente e sulla salute della popolazione.
Antonio Antonaci
Consigliere Comunale Galatina