Al via la mostra “Il Salento di Annabella Rossi. La ricerca visiva sul tarantismo e oltre”
12 Dicembre 2024Venerdì 13 dicembre, alle 18:00 (ingresso libero), il Museo della Ceramica di Cutrofiano ospiterà l’inaugurazione della mostra “Il Salento di Annabella Rossi. La ricerca visiva sul tarantismo e oltre”.
Curato da Vincenzo Santoro con Stefania Baldinotti, realizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura – Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, il Museo delle Civiltà, la Regione Puglia e il Polo Biblio-museale di Lecce, questo percorso multimediale celebra il quarantesimo anniversario della prematura scomparsa dell’antropologa, fotografa e documentarista romana.
L’esposizione raccoglie materiali di interesse etno-antropologico realizzati nel Salento, a partire dalla partecipazione di Annabella Rossi alle ricerche sul tarantismo dirette da Ernesto de Martino in Puglia nel 1959. Dopo un primo allestimento negli spazi del Convitto Palmieri a Lecce, con alcuni “spin-off” a Montesano Salentino, Ruffano e Nardò, la mostra fino al 15 marzo approda a Cutrofiano, in collaborazione con il Comune e 34° Fuso APS. L’evento inaugura ufficialmente le celebrazioni per il quarantennale del Museo della Ceramica, fondato nel 1985.
“Le mie fotografie sono la realizzazione per immagini del ragionamento scientifico ed umano che in quel momento elabora la mia mente. Di conseguenza le operazioni mentali che determinano le mie fotografie sono evidentemente molto diverse da quelle di un fotografo, professionista o dilettante che sia, che documenta la stessa realtà – sottolineava Annabella Rossi (L’antropologo e la fotografia, in Photo 13, a. II, pp. 36-37, 1971) -. Qualche volta mi è capitato di lavorare con Ferdinando Scianna che mi ripete sempre che la differenza che c’è tra lui e me consiste nel fatto che io documento analiticamente, mentre lui tende a dare un’immagine sintetica dei fatti. È proprio così che io fotografo. Mi servo della fotografia per analizzare la realtà che studio; l’operazione di sintesi avviene dopo, in un ulteriore momento del mio lavoro al quale l’esame delle mie fotografie contribuisce notevolmente”.
L’autrice
Annabella Rossi nasce nel settembre del 1933 a Roma, dove muore nel marzo del 1984. La documentazione intorno a cui si articola la mostra presenta materiali di ricerca raffinati e appassionanti, testimoniando come, in maniera pionieristica, l’uso della macchina fotografica, delle riprese video e sonore sia diventato un elemento integrale e distintivo del mestiere dell’antropologo e dell’indagine sul campo. Questo approccio caratterizzò le esplorazioni etno-antropologiche in Italia nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Un lavoro che ha prodotto un ineguagliabile fondo archivistico composto da documenti sonori, fotografici e cinematografici, realizzati e raccolti dalla studiosa. Questi materiali fanno parte delle Collezioni di Arti e Tradizioni Popolari del Museo delle Civiltà e sono oggetto di studio da parte dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Gli archivi vengono oggi restituiti al pubblico con l’intento di «tornare a vedere» o «vedere per la prima volta» – in entrambi i casi, con lo sguardo del nuovo millennio – persone, paesaggi, contesti e situazioni irrimediabilmente dissolti dai mutamenti della contemporaneità o, inaspettatamente, sopravvissuti nell’impercettibile radicamento del rito, del ricordo e delle pratiche quotidiane. Il progetto rappresenta dunque l’esito delle pratiche di ricerca di Annabella Rossi e della sua riflessione sul ruolo e sulla funzione dell’antropologia nello studio delle culture dell’Italia meridionale. Al contempo, propone un’esperienza radicata nelle sensibilità e nelle istanze della contemporaneità.
Le forme della vita associata, della religiosità popolare e della cultura materiale del Meridione italiano trovano nuova voce nei volumi Le feste dei poveri (1969, Laterza, Bari) e Lettere da una tarantata (1970, De Donato, Bari). Diventano poi iconiche e significative nel corpus documentario fotografico, filmico e sonoro realizzato per l’ex Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, con cui Annabella Rossi iniziò a collaborare già all’inizio degli anni Settanta. Dal 2016, il patrimonio di manufatti e archivi di questo museo è confluito nelle collezioni del Museo delle Civiltà. Proprio questa originale sensibilità d’indagine – maturata a partire dall’esperienza sul tarantismo – ha ampliato l’interesse della ricerca di Rossi verso ulteriori esplorazioni dei mondi locali. La studiosa ha indagato, tra gli altri, il cosiddetto male di San Donato, con le sue afflizioni e le specifiche strategie rituali di risoluzione, e ha documentato attività artigiane come la lavorazione della creta, oltre alla pratica, quasi esclusivamente femminile, della lavorazione del tabacco. Un patrimonio di immagini e conoscenza che la mostra intende riportare nei luoghi da cui esso proviene, stimolando una riflessione al contempo storicizzata e attuale sul valore della tradizione e del folclore. Questi, spesso percepiti come tratti “pittoreschi” o “spettacolari”, dovrebbero invece essere riconosciuti come pratiche e forme di vita essenziali per le comunità territoriali nel contesto del loro tempo storico.