Aggressione baby gang. L’intervento del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

Aggressione baby gang. L’intervento del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

21 Aprile 2025 Off Di Redazione

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime il proprio sdegno, il proprio dolore e una profonda preoccupazione di fronte al gravissimo episodio di violenza verificatosi nella serata di mercoledì, 16 aprile, nei locali della stazione ferroviaria di Galatina, dove un minore disabile, di origini straniere, è stato brutalmente aggredito da una cosiddetta “baby gang”, autodefinitasi “gang del bosco”.

Il nostro sconcerto non deriva solo dalla violenza fisica — fatta di calci, pugni, cinghiate — con cui è stato colpito un ragazzo indifeso, vulnerabile, solo. Ciò che più inquieta e ferisce è la regia consapevole con cui l’aggressione è stata orchestrata e ripresa, come un “contenuto” da social media. Non bastava umiliare un essere umano: bisognava documentarlo, condividerlo, trasformarlo in una narrazione di potere, di forza distorta, per ottenere l’approvazione virtuale di altri adolescenti probabilmente abituati a confondere il like con il rispetto, la violenza con il carisma, l’aggressione con l’identità.

In un tempo in cui l’umanità e il rispetto del prossimo dovrebbero essere al centro della formazione dei nostri giovani, ci troviamo a confrontarci con episodi che sembrano appartenere a un incubo collettivo. Ma è la realtà: nelle nostre città, nelle nostre scuole, tra i nostri ragazzi si annida un disagio profondo, una perdita di empatia, una pericolosa fascinazione per il dominio, per l’annullamento dell’altro.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani non può rimanere in silenzio di fronte a simili accadimenti. Come educatori, sentiamo il dovere di ribadire alcuni principi fondamentali:

– ogni forma di violenza è una sconfitta dell’intera comunità educativa e sociale. La scuola, la famiglia, le istituzioni devono collaborare per creare un ecosistema educativo in cui non ci sia spazio per la sopraffazione;

– l’inclusione non è un valore astratto, ma una responsabilità concreta. Un minore disabile, per di più straniero, rappresenta il bersaglio simbolico più grave che si possa immaginare. La sua condizione dovrebbe mobilitare protezione e solidarietà, non violenza e derisione;

– il ruolo dei social network come veicolo di disumanizzazione deve essere affrontato con urgenza. Filmare un pestaggio e pubblicarlo per ottenere visibilità è un gesto da analizzare, non solo sul piano penale, ma anche su quello culturale. Cosa stiamo trasmettendo ai nostri giovani?

– le parole hanno un peso, e la cultura del disprezzo va contrastata sin dai banchi di scuola. Le frasi sessiste e omofobe pronunciate durante l’aggressione non sono “ragazzate”: sono sintomi di una società che ancora oggi non sa educare al rispetto dell’identità, della diversità, della dignità;

– la presenza di altri giovani, spettatori passivi dell’accaduto, è un ulteriore segnale di allarme. L’indifferenza, la complicità silente, la normalizzazione della violenza sono i primi alleati dell’odio.

Il Coordinamento si rivolge con forza alle autorità scolastiche e istituzionali affinché vengano potenziati i programmi educativi volti all’educazione civica, ai diritti umani, alla media education e al contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Proponiamo che in tutte le scuole secondarie italiane venga avviata, con carattere di urgenza, una campagna nazionale di sensibilizzazione, formazione e ascolto dedicata ai temi della disabilità, del rispetto delle differenze e del contrasto alla violenza tra pari.

Chiediamo che i giovani siano messi in condizione di conoscere, comprendere, sentire l’altro come parte di sé. Perché la violenza nasce laddove manca il riconoscimento dell’umanità altrui.

Infine, il nostro pensiero e il nostro abbraccio ideale vanno al giovane aggredito, alla sua famiglia, a tutte le vittime silenziose che ogni giorno subiscono sopraffazione e paura. A loro va il nostro impegno, oggi più che mai.

prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

 

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