Una traccia del passaggio di William Shakespeare da Galatina
16 Aprile 2021Molti rimarranno stupiti da questa mia domanda. Forse bisogna riscrivere la storia del grande letterato conosciuto col nome di William Shakespeare? Il personaggio aveva un altro nome e un’altra storia da raccontare. William Shakespeare era messinese, quindi italiano.
La famiglia di Giovanni Florio, alias William Shakespeare, era composta dal padre Michelangelo Florio, autore tra l’altro di un racconto in dialetto messinese ”Tantu trafficu ppe nenti” che ricorda non solo per assonanza al titolo la più conosciuta ”Tanto rumore per nulla“, la madre Guglielma Crollalanza, traduzione letterale al maschile in lingua inglese di William (Guglielmo), Crolla (Shake), Lanza o lancia (Speare), nome preso in prestito traducendo il nome e cognome della madre.
La famiglia Florio, perseguitata a Messina per essere calvinista in un periodo dominato dall’inquisizione cattolica, scappa dal suo territorio e si rifugia nel Salento, forse a Galatina, dove prende il nome di una famiglia che secondo i documenti proveniva da Nardò o Gallipoli, vale a dire la famiglia Vignola.
Perché affermo questo? Per varie ragioni. La fuga dall’inquisizione doveva essere credibile il più possibile. La scelta di Galatina non è casuale. La famiglia Florio aveva proprio in Giovanni un grande linguista che consigliò alla famiglia la venuta nel Salento, a Galatina, in un’area linguistica greca. Il dialetto leccese e messinese sono similari proprio per la radice greca di molte parole dialettali. Inventano un nuovo cognome, anche con la complicità dei Vignola ma mantengono lo stemma di famiglia della madre, lo stemma araldico dei Crollalanza.
Proprio questo stemma si trova in piazza Vecchia a Galatina. Sempre la famiglia Florio, ormai girovaga per sfuggire all’inquisizione, si trasferisce a Venezia nel palazzo di un certo Otello che qualche anno prima aveva ucciso la moglie Desdemona per gelosia. Da qui tutta la famiglia si trasferisce a Milano, dove il giovane Giovanni Florio si innamora di una contessina di nome Giulia. Le famiglie non approvano questo amore ed è facile pensare a due grandi opere di Shakespeare.
Un passaggio nella patria di Lutero dove Giovanni incontra Giordano Bruno che finirà arso dal fuoco dell’inquisizione a Roma in campo de Fiori, dove campeggia oggi la sua statua. Infine, in Inghilterra, dove l’abile linguista Giovanni divenuto John Florio apprezzato nella corte Elisabettiana, sotto falso nome per coprire le sue origini italiane e con l’aiuto del padre Michelangelo e dello stesso William Shakespeare, scalcagnato attore di teatro, creano i magnifici scritti ed opere.
Il linguista Giovanni Florio, in arte William Shakespeare, abilissimo nel creare nuovi neologismi, amplifica 60.000 parole italiane in oltre 150.000 parole inglesi. A questo possiamo aggiungere l’ambientazione nelle nostre città e nei luoghi al di fuori dell’Inghilterra e frequentati dal padre. Le storie romanzate di alcuni personaggi che personalmente erano stati incontrati mi induce a pensare che sarebbe bello fare luce su questo personaggio. Questo il mio piccolo contributo alla ricostruzione della verità.
Ancora oggi il dibattito è aperto: come poteva il vero William Shakespeare aver sviluppato una così grande abilità letteraria, data la sua estrazione sociale, come avesse potuto acquisire conoscenze precise di politica, legge, scienza e geografia, presenti nelle sue opere, non avendo viaggiato più in là di Londra.
Raimondo Rodia