Le tre Fate del Destino affrescate in tre luoghi diversi del Salento

Le tre Fate del Destino affrescate in tre luoghi diversi del Salento

25 Aprile 2021 0 Di Redazione

Nascere in una terra magica come il Salento, ricca di storia, di tradizioni arcaiche, di un’arte che si esprime sotto varie influenze, un artigianato variegato, una gastronomia ricca con piatti di terra e di mare. E ancora, la religione che qui sfoggia sacro e profano mescolato insieme la contrapposizione del rito greco a quello latino, un ambiente mutevole, cangiante ed unico, una terra geograficamente estrema ma al tempo stesso al centro del Mediterraneo.

Fin da piccolo ho assorbito i segreti delle pietre, dei dirupi carsici, della terra rossa, dei simboli lasciati sulla pietra. Oggi vi svelo un percorso magico, tre luoghi uniti da vecchie strade messapiche risalenti al V secolo a. C. quindi molto prima dell’arrivo delle Aquile Romane. Andiamo a scoprire le tre Fate del Destino, quest’ultima parola sostituisce il termine ”Fato” una volta i due termini non erano accomunati. Il destino può essere visto come preordinato da Dio o derivato dalla volontà umana. Il Fato, invece, è un termine di origine latina (fatum, ovvero ciò che è detto) e originariamente indicava la decisione irrevocabile di un Dio. Dal plurale della parola latina fatum, ovvero fata, derivano le moderne fate, in origine considerate dee del destino. Dai romani fu identificato con le Parche dalle quali dipendeva il destino degli uomini, uguali alle tre Moire greche.

Proprio loro abbiamo individuato in questo percorso magico che inizia nelle campagne di Galugnano, presso la chiesa di Santa Maria dei Pisanei, meglio conosciuta come chiesa Madonna della Neve. Le tre Moire erano la personificazione del destino a cui non si sfugge. Il loro compito era tessere il filo del fato di ogni uomo, svolgerlo e, infine, reciderlo segnandone la morte.

La prima di loro, affrescata a Galugnano, reggeva il filo dei giorni per la tela della vita. Le tre Fate erano le tessitrici della vita, decidevano al momento della nascita il destino assegnato ad ogni persona e neppure gli Dei potevano modificare tale corso. La lunghezza dei fili può variare, esattamente come quella della vita degli uomini. Le tre Fate sono presenti nei tre momenti culminanti della vita umana: nascita, matrimonio, morte. Aspirazione del mago è di pervenire alla coscienza totale. Mediante un processo di espansione spirituale si giunge a contemplare i misteri del mondo nella loro totalità, imparando a dominarli.

Molti uomini, fin dal primo Adam Kadmon, tentano di svelare i segreti del nostro agire quotidiano. L’etimologia del vocabolo “magia” deriva dal termine con cui venivano indicati nell’antica Grecia i “magi”, antichi sacerdoti Zoroastriani della Persia. La scienza magica agisce in genere attraverso simboli, siano essi parole, pensieri, figure, gesti, danza o suoni.

Lasciamo la prima fata (Cloto) per correre su un vecchio tratturo di campagna, che a volte interseca vecchie strade oggi coperte di bitume, per arrivare al “Lacco del Capraro”, un lago che si crea nella stagione delle piogge essendo una depressione carsica. In questo luogo, forte si sente l’energia. Battuto dal vento, è un luogo infestato da anime perse in cerca di un corpo.

Ormai siamo alla periferia di Soleto ed entriamo dalla località Fontanelle che conserva, seppellita sotto metri di terra e roccia, l’antica la mitica ”Sallentia“. All’interno della chiesa di Santo Stefano troviamo la seconda Fata e la fotografiamo. Quella che nel mito era Lachesi, che dispensava la sorte avvolgendo al fuso il filo che a ciascuno individuo era assegnato.

Lasciamo la bellezza degli affreschi di Santo Stefano per conoscere dei dipinti meno conosciuti ma altrettanto belli. La nostra ricerca ci porta a Nociglia, in una chiesa straordinaria Santa Maria de Itri dove sveleremo la terza Fata Atropo l’inesorabile. Tagliava il filo con il coltello che riposa nella cintura, ma pronta ad usarlo quando giunge il momento di arrestare la vita.

Proprio seguendo il suo sguardo ci imbattiamo in una una grata sul pavimento che collega la chiesa ad una piccola cripta rettangolare, accessibile mediante una scala in pietra ad un antico ossario ipogeo che per secoli è stato un luogo di sepoltura molto particolare ad uso esclusivo di pochi eletti. Ecco che l’ultima Fata, che recide la Vita, trova nella sua azione una parte essenziale del segreto di questa chiesa, riscontrabile non solo nelle misere ossa conservate al di sotto di essa.

Qui si svolgerà la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l’intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato.

Raimondo Rodia

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