Dal Salento a Bari, l’universo femminile va in scena al Campania Teatro Festival

Dal Salento a Bari, l’universo femminile va in scena al Campania Teatro Festival

31 Maggio 2021 0 Di Redazione

Va dal Salento a Bari l’universo artistico femminile che rappresenta la Puglia al Campania Teatro Festival 2021. Il 13 e il 14 giugno al Teatro Naturale di Pietrelcina (Bn) andrà in scena “Heroides. Lettere di eroine del mito dall’antichità al presente”, uno spettacolo prodotto da Koreja in collaborazione con Le belle bandiere.

L’elaborazione drammaturgica, tratta da “Heroides “ di Ovidio e da improvvisazioni e scritture sceniche, è di Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrosso. Seguendo il luminoso esempio del grande poeta latino, che si fa medium di un coro spesso ammutolito dalla storia, la Bucci, che è anche regista dell’allestimento, porta in scena alcune eroine del mito, più o meno famose, come Fillide, Enone, Arianna, Canace, Fedra e Medea. Un’opera in musica, interpretata da Giorgia Cocozza, Angela De Gaetano, Alessandra De Luca, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta e Andelka Vulić che, attraverso canti antichi che risvegliano la sensazione del legame con la terra dove si nasce, sa allargare lo sguardo al mondo intero. Per far luce con l’ironia della creazione sul destino delle donne, sulle loro ingiuste sofferenze, sulle loro qualità troppe volte ignorate.

E donne spesso rimaste in ombra, o all’ombra di qualcuno, sono le protagoniste anche di Un’ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale, di e con la giornalista e scrittrice Concita De Gregorio. Uno spettacolo prodotto da Teatri di Bari e Rodrigo, con la musica live della cantautrice Erica Mou, lo spazio scenico e le luci di Vincent Longuemare e la regia di Teresa Ludovico, che debutterà il 19 giugno nel Cortile della Reggia di Capodimonte a Napoli. Un modo per rendere giustizia attraverso la scrittura ad alcune figure del Novecento come Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Maria Lai e Lisetta Carmi. Cinque quadri in successione per un’orazione funebre che le donne fanno a sé stesse subito prima di uscire dalla scena della vita. Come se un momento prima di sparire potessero voltarsi verso il pubblico e confessare: “Ah, resta un’ultima cosa da dire”. Raccontando chi sono state o, per meglio dire, chi sono e per sempre saranno. Con la lingua universale e musicale del dialetto popolare a cucire i destini e a chiudere il cerchio. Quello di cinque personaggi e di una “interpretazione d’autore”.

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