A 70 anni dalla pubblicazione della celebre poesia di Bodini, a Lecce lo spettacolo del Balletto del Sud
19 Aprile 2022Il terzo appuntamento della Stagione di Danza Primavera 2022 del Balletto del Sud è dedicato a “La luna dei Borboni”, spettacolo ispirato all’omonima poesia di Vittorio Bodini, di cui quest’anno ricorrono i 70 anni dalla prima pubblicazione.
Dopo il debutto della scorsa stagione, una tournée estiva che ha fatto tappa in alcuni tra i più importanti festival di danza italiani e una replica in novembre nel capoluogo salentino, “La luna dei Borboni” torna in scena, con musica dal vivo, al Teatro Apollo di Lecce venerdì 22 (ore 18.00) e domenica 24 aprile (ore 21.00). Si tratta di una delle produzioni più moderne del repertorio della compagnia, che ha riscosso, fin dalle prime rappresentazioni, gran successo di pubblico e lodi dalla critica, creata da Fredy Franzutti, fondatore, direttore e coreografo del Balletto del Sud, ispirandosi all’opera di Bodini, intellettuale salentino, poeta, traduttore, conosciuto negli ambienti letterari e accademici come il più importante interprete e conoscitore italiano della letteratura spagnola.
“La luna dei Borboni”, che dopo Lecce sarà protagonista in Spagna, nel Teatro Municipal Castelar di Elda (29 aprile) e nella Factoria Cultural de Terrassa/Barcellona (8 maggio), inscena le atmosfere evocative dell’area mediterranea raccontata da Bodini.
Sul palco i primi ballerini Nuria Salado Fustè e Matias Iaconianni, i solisti e il corpo di ballo della storica compagnia di danza pugliese, il più importante organismo di produzione di danza del sud Italia.
Lo spettacolo si arricchisce delle musiche originali scritte appositamente per le coreografie di Franzutti da Rocco Nigro (fisarmonica) e Giuseppe Spedicato (basso), che saranno suonate dal vivo dagli stessi autori, accompagnati da Giorgio Distante (tromba), con cui formano il trio Brancaleone Project. Dodici ballerini e tre musicisti uniti in un unico movimento dalla poesia bodiniana.
Il Sud è per Bodini – e per lo spettacolo – un’originale “invenzione”, che parte da una precisa realtà storica e geografica, con tutti i problemi di natura sociale ed economica, e si elabora in una reinvenzione fantastica. Il luogo è fatto di atmosfera, di costumi, di abitudini di una concreta realtà e si parte da questi per poi trasfigurarli in un progetto metafisico. La situazione è sognante e rilassata come il ricordo di una festa di un Santo patrono nella piazzetta del quartiere.
Franzutti usa un linguaggio personale proteso verso il teatro contemporaneo e utilizza come elementi ispirativi e asse della ricerca le pertinenze territoriali con il Sud, inteso come appartenenza alla Magna Grecia, il rapporto con i popoli del mare, l’utilizzo della matrice popolare e l’argomento del testo poetico per creare la nuova narrativa coreografica.
La coreografia mette in scena quell’amore impossibile e doloroso per una terra che è madre e amante, eppure grembo ormai sterile che bisogna abbandonare per poter tornare a vivere, una madre-luna dal viso sfregiato come la “luna dei Borboni” (“Qui non vorrei morire dove vivere/ mi tocca, mio paese/ così sgradito da doverti amare”).