Apre i battenti il Museo del Paleolitico di Grotta Paglicci
11 Luglio 2021Inaugurato oggi nella suggestiva location del Palazzo Baronale il “Museo del Paleolitico di Grotta Paglicci”, con grande entusiasmo e soddisfazione del Vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, del Sindaco di Rignano Garganico Luigi di Fiore e dell’Assessore Viviana Saponiere. Il museo ci proietta all’interno del giacimento risalente al Paleolitico (inferiore, medio e superiore) ricco di graffiti, di rudimentali pitture parietali e impronte di mani. Per la prima volta verranno esposti alcuni dei reperti archeologici originali. Il sito di Grotta Paglicci rappresenta uno dei siti di interesse archeologico di maggior rilievo in Italia e in Europa.
Durante le campagne di scavo eseguite a partire dagli anni ’60 da alcuni tra i più importanti archeologi in Italia e in Europa, tra cui il Prof. Arturo Palma di Cesnola al quale fu conferita anche la cittadinanza onoraria di Rignano Garganico, sono stati rinvenuti oltre 45.000 reperti, tra cui una ricchissima industria litica e arte mobiliare, resti ossei di fauna e, tra i reperti di maggior rilevanza, due sepolture umane. Ma la scoperta più sensazionale fu certamente quella di una serie di pitture, tra cui l’incantevole “Cavallo di Paglicci”, eseguite dai Paleolitici sulle pareti di una saletta lontana dall’imboccatura della grotta e accessibile attraverso un cunicolo dal soffitto assai basso.
Mentre in Francia e nella regione cantabrica della Spagna esistono numerose grotte ricche di manifestazioni d’arte parietale, in Italia queste sono rarissime e Paglicci costituisce il più antico esempio di pitture parietali rinvenute nell’intero stivale.
“La Regione Puglia in questi anni ha sostenuto molto il territorio e le comunità delle aree interne, a partire dai Monti Dauni che hanno ricevuto finanziamenti importanti che si avviano a una nuova programmazione, passando per l’area interna del Gargano, che ricomprende Rignano Garganico nella cosiddetta area strategica, e per l’area interna Sud Salento – ha commentato Raffaele Piemontese, Vicepresidente della Regione Puglia – Il museo Paglicci, in particolare, ha ricevuto un finanziamento di 400mila euro a testimonianza dell’attenzione che si ha per tutto il patrimonio culturale dell’area garganica”.
“La grotta di Paglicci è un patrimonio di inestimabile valore culturale, unico nel panorama italiano, che deve essere conosciuto innanzitutto dai Pugliesi e poi dal resto del mondo nell’ambito delle strategie di sviluppo e promozione turistico – territoriale – commenta Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Cultura e Turismo della Regione Puglia – “L’apertura del nuovo museo multimediale è solo il punto di partenza di un percorso che deve necessariamente coinvolgere ogni Ente e Istituzione che si occupa di archeologia, storia, cultura e turismo. In Spagna e in Francia, alle grotte paleolitiche di Altamira e Lascaux ogni anno giungono milioni di visitatori da tutto il mondo; da oggi questo sarà possibile anche in Italia, in Puglia, a Rignano Garganico. Ed è un altro dei fondamentali da cui la Puglia riparte”.
“Questo evento, oltre ad essere una giornata di festa, contiamo possa essere anche un motivo di riflessione per tutti, a cominciare dalle drammatiche condizioni in cui versa il sito archeologico, dichiarato inaccessibile nel 2018 a causa del pericolo di crollo del riparo esterno e nelle stanze interne – commenta il Sindaco di Fiore – Finalmente, ora, c’è la possibilità di iniziare un nuovo ciclo, remando tutti nella stessa direzione e con un unico obiettivo: restituire dignità a Grotta Paglicci e valorizzare una delle meraviglie archeologiche più importanti d’Italia”.
Nel 2015, grazie ad uno studio condotto dall’Università di Firenze in collaborazione con l’Università di Siena, esaminando i residui vegetali intrappolati nei solchi di una macina rudimentale rinvenuta all’interno della grotta, sulla rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (“Pnas”) è stata resa nota la scoperta della farina (di avena) più antica del mondo, risalente a 32000 anni fa. Nel settembre 2020 l’Università degli Studi di Siena, in cooperazione con altri prestigiosi enti nazionali e internazionali, ha pubblicato sulla celebre rivista “Scientific Reports” lo studio relativo al rinvenimento nella grotta dei resti del più antico cane “domestico” vissuto in Italia e risalente ad un periodo compreso tra i 14.000 e i 20.000 anni fa.