“Ci vuole un fiore – famiglie a teatro”, continua la rassegna di spettacoli e laboratori
13 Gennaio 2024Oggi e domani a Guagnano e Campi Salentina, con gli spettacoli “Grogh, storia di un castoro” della compagnia La Baracca – Testoni Ragazzi di Bologna e “Io voglio la luna” del Teatro Giovani Teatro Pirata di Jesi e con i laboratori a cura di BlaBlaBla, continua la rassegna “Ci vuole un fiore – famiglie a teatro” promossa da Factory Compagnia Transadriatica nel progetto Teatri del nord Salento.
Sabato 13 (ore 17:45) la Biblioteca del Negroamaro e delle Terre d’Arneo di Guagnano ospiterà La Baracca – Testoni Ragazzi di Bologna con “Grogh, storia di un castoro”, una produzione liberamente tratta dall’omonimo volume di Alberto Manzi con Fabio Galanti per la regia di Bruno Stori (dai 6 anni). Lo spettacolo porta in scena la storia del Piccolo Popolo, come i nativi americani chiamano i castori, che a lungo sono stati cacciati dall’uomo a causa della loro pelliccia pregiata. Fabio, un signore un po’ bizzarro, grande appassionato di castori, sa tutto, o quasi, sui piccoli roditori. Ne conosce la storia, le abitudini, gli usi, i costumi e la loro straordinaria organizzazione sociale. Fabio si presenta sul palcoscenico trasformato per l’occasione: lo spazio scenico è occupato da una pedana di legno sopra la quale il protagonista si muove, si trasforma, e fa evolvere la storia. Si muove e si atteggia come un animale, proprio come un castoro. Ha uno strano berretto e un lungo impermeabile con una coda attaccata. Confessa subito di avere grande passione per i piccoli roditori, che per tanto tempo sono stati cacciati dall’uomo a causa della loro pelliccia pregiata, che era di gran moda. Ora però ha una missione precisa: due castori sul fiume gli hanno raccontato la storia di Grogh, l’eroe di tutto il Piccolo Popolo. Sì, proprio due castori. In carne e dentoni. E adesso lui deve raccontare quella storia a tutto il mondo. Una storia epica, importante, di tanto tempo fa, che parla di valori, di castori, di amici e di nemici, e che ci racconta delle mille peripezie legate al vivere e al sopravvivere in natura. Fabio narrerà a suo modo, attraverso il teatro e i tanti stratagemmi che ha progettato perché la storia di Grogh sia una grande avventura da vivere insieme. Un’avventura che parla di libertà, altruismo e coraggio, che racconta il sacrificio, lo spirito di gruppo e la resistenza, una storia in difesa della natura e dei suoi abitanti.
Prima dello spettacolo (ore 16:30) un laboratorio di marionette di carta a cura di BlaBlaBla.
Domenica 14 gennaio (ore 17:45) nel Teatro Carmelo Bene di Campi Salentina in scena Io voglio la luna del Teatro Giovani Teatro Pirata di Jesi, spettacolo vincitore del Premio Eolo Award 2013, con Fabio Spadoni, Silvia Barchiesi e Simone Guerro, regista con Lucia Palozzi (dai 3 ai 10 anni). Fabio è nella sua cameretta, alle prese con i suoi giochi ma soprattutto con comandi, raccomandazioni e rimproveri della mamma. Non è per niente tranquillo, gli sembra che le cose non vadano mai come lui vorrebbe e di non poter far niente per cambiarle. Finché una notte, come per magia, viene svegliato da un soffio di vento e si accorge che lì, proprio nella sua camera, è venuta a trovarlo la luna! È bellissima, grande, luminosa. Giocano insieme e poi lei, così come è arrivata, scompare. Fabio non è mai stato così felice. Decide che vuole averla a tutti i costi e parte per una fantastica avventura alla fine della quale riesce a catturare la luna e a portarla in camera sua. Gli sembra che tutti i suoi problemi siano finiti per sempre, solo che Fabio non sa che nel mondo, senza più la luna nel cielo, i problemi sono appena cominciati. Comprenderà allora che non sempre si può volere tutto per sé ciò che appartiene anche agli altri e con un gesto magico e poetico deciderà di condividere lo splendore della luna con il pubblico dei bambini. La storia è accompagnata dalla narrazione, dalla musica dal vivo e da scene di teatro di figura con pupazzi e ombre.
“L’idea di questo spettacolo nasce dall’incontro con Fabio, un ragazzo affetto dalla sindrome di Down. Fabio ha uno sguardo aperto al mondo come quello dei più piccoli e la capacità di credere che se si vuole davvero qualcosa sia possibile ottenerla – si legge nelle note di regia -. Per questo non poteva essere che lui l’unico interprete di questa storia, che in sé racchiude il senso più profondo della nostra operazione: rendere una cosa impossibile possibile. Quando Fabio ci ha detto che voleva fare ‘l’attore del teatro col microfono’ abbiamo sorriso di circostanza, ma poi è arrivata l’idea di questo spettacolo. Fabio ha costruito con noi il suo clown, la sua maschera, esaltando le caratteristiche della sua personalità e sviluppandola su registri comici. Ha lavorato da vero attore, con serietà e precisione non comuni, creando un personaggio unico, la cui simpatia è pari solo alla poeticità, donando a una storia ‘normale’ la fragile e incomprensibile bellezza della vita”.
Prima dello spettacolo (ore 16:30) un laboratorio di collage analogico a cura di BlaBlaBla.