Due nuovi appuntamenti per la rassegna estiva multidisciplinare “TerreDiMezzo Festival”
16 Agosto 2024Per “TerreDiMezzo Festival”, domenica 18 agosto a Surano è la volta di “Terroni. La vera storia dell’unità d’Italia”, di e con Roberto D’Alessandro.
La rassegna estiva multidisciplinare di teatro, musica, danza e poesia torna dunque a Surano (ore 21.30 Piazza Ss. Martiri d’Otranto) accendendo i riflettori su questo intenso spettacolo di teatro canzone tratto dall’omonimo saggio e best-seller di Pino Aprile: con amara ironia racconta la verità della questione meridionale, quella sottaciuta dalla storiografia ufficiale.
“Ciao! Io sono il Nord”. “Ciao! Io sono il Sud”. L’incontro fra le due metà d’Italia è evidentemente uno scontro fra due mondi lontani, due realtà che procedono a velocità diverse e forse anche in direzioni diverse. L’elenco dei luoghi comuni sui meridionali è lungo e fa sorridere anche, perché in parte è veritiero, ma non è questo il punto. Il punto è capire il perché di questa distanza ormai oggettivamente abissale.
Una “controstoria” fatta di saccheggi, stupri, repressioni di ingiustificata violenza e lunghi anni di scientifico sfruttamento economico da parte di un Nord che fonda la propria ricchezza sulla povertà di un Sud. E l’amara, inevitabile conclusione è che la questione meridionale, chiaramente, rimane un problema insoluto da 160 anni solo perché non lo si è voluto risolvere.
Lo spettacolo parte dunque da un saggio frutto di studi e ricerche documentaristiche, ma lungi dall’essere didascalico racconta con il sorriso e la leggerezza di un’ironia che si ostina ad emergere, grandi tragedie umane e sociali. Sono le cronache ottocentesche di una guerra, quella dei Piemontesi al Regno Borbonico, che fu più di invasione che di liberazione; sono le storie di cosiddetti briganti che altro non erano se non contadini trasformati dagli eventi in soldati della resistenza; sono i terribili resoconti di soprusi e violenze subiti in silenzio, non ultima la condanna all’esodo di milioni di meridionali che purtroppo continua tutt’oggi.
Ad accompagnare malinconicamente la narrazione di questa “idea nuova che si nutre di verità”, un coro di ballate e canzoni popolari. Musiche scritte da Eugenio Bennato e Mimmo Cavallo ed eseguite da Mariano Perrella, indispensabile cassa di risonanza emotiva a cotanto materiale.
Spettacolo abilmente giocato sul filo di sentimenti contrastanti, sotto i quali la rabbia serpeggia e cresce nell’elencare l’infinita lista delle vessazioni subite, fino all’ultimo tentativo di truffa ai danni del sud, perpetrato nei nostri giorni: il federalismo fiscale e l’Europa unita. È tempo per l’Italia di affrontare il riconoscimento delle ragioni storiche, culturali e soprattutto economiche della questione meridionale, ma è soprattutto auspicabile un momento in cui l’Italia sappia fare i conti con il proprio passato per essere libera di creare un futuro altrimenti negato. E magari anche per comprendere le migrazioni odierne di altri popoli mediterranei. Ma forse è chiedere troppo.
Prima di Terroni, sabato 17 agosto TerreDiMezzo Festival torna a Nociglia (ore 21.00 Palazzo baronale), con un classico della produzione teatrale di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, “Il Grigio”, diretto e interpretato da Salvatore Della Villa, con le musiche e le sonorizzazioni di Gianluigi Antonaci. Un uomo decide di vivere in una nuova casa alla periferia di una città con la voglia di allontanarsi da tutto, riflettere, ritrovarsi, rimettere un po’ a posto le cose della sua vita, lavorare. Ha la necessità e la volontà di lasciarsi alle spalle quella sua quotidianità di una vita banale intrisa di ipocrisia, volgarità, un matrimonio non riuscito, un’amante delusa, l’estraneità del figlio. Nella ricerca di una sua ipotetica e rigeneratrice pace dovrà affrontare l’astuzia e la malvagità di un ospite inaspettato e indesiderato “Il Grigio” che lo metterà alla prova nel profondo della sua esistenza.
Scritto nel 1988, Il Grigio rappresenta una delle opere più significative del teatro italiano contemporaneo. Con un testo attualissimo per linguaggio, contenuti e ritmi narrativi, Gaber porta sulla scena i sentimenti, le paure, le debolezze dell’animo umano, analizzate senza pudore, né ipocrisie. Vertigine di fronte ad un amore “impegnativo”, del resto “l’amore è una parola strana. Vola troppo. Andrebbe sostituita”. Voglia di fuggire vigliaccamente di fronte alla responsabilità di diventare padre. Maldestri tentativi di dialogo con un figlio adolescente e con un Dio distratto. Questo rutilante monologo si dipana lungo una trama di avventure esilaranti, grottesche, surreali, in cui il rovello interiore del protagonista svela la voce della sua coscienza, quel “qualcosa che non faccia addormentare i tuoi dubbi” e che lo accompagna nel suo processo di maturazione. Cambiare casa per cambiare vita. Come se lasciarsi dietro le cose, le persone, le parole, le opere, le omissioni del passato bastasse per sfuggire alla volgarità del mondo, all’abisso delle proprie megalomanie e mediocrità. Andare a vivere da solo per costruirsi un vivere nuovo, come se solo questo bastasse a capire il senso del proprio vivere. E poi la lotta, forsennata, crudele, ingenuamente astuta contro ‘Il Grigio’ in una solitudine esistenziale che è al tempo stesso condizione dolorosa e occasione di riscatto, maschera protettiva e lente d’ingrandimento, spazio di dialogo interiore e terra di scoperta dell’altro da sé.