Guerra in Ucraina: per i pugliesi arriva un rincaro sulla filiera agroalimentare
2 Marzo 2022La guerra in Ucraina arriva nel carrello della spesa dei pugliesi con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce gli agricoltori costretti ad affrontare rincari nei costi di produzione e i consumatori con il rischio della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari con l’inflazione che spinge i prezzi al consumo e aumenta povertà e fame, con l’80% dei pugliesi che ritiene i prodotti a Km0 gli unici a poter salvare le tasche in questo momento di difficoltà.
E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, secondo il sondaggio condotto sul sito puglia.coldiretti.it, secondo cui il km0 è l’unica salvezza perché i prodotti provengono dal territorio regionale e non subiscono eccesivi rincari per il trasporto a causa del caro gasolio (36%), per il rapporto qualità prezzo (28%), perché la stagionalità e la biodiversità garantiscono che i prodotti non siano importati con l’effetto a valanga del caro prezzi a causa della guerra in Ucraina.
“Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori – denuncia Coldiretti regionale – non riescono, neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera. Infatti è bene ricordare che un chilo di grano nonostante gli aumenti viene pagato agli agricoltori 31 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% e il problema vero è il costo dell’energia che è esploso ed ha colpito tutte le attività produttive, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione che è balzato del 170%. Il paradosso è ad esempio che si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto. Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette – sottolinea Coldiretti Puglia – sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea”.