Integrazione? Meglio, interazione! La 3^A della “Giovanni XXIII” di Galatina racconta

Integrazione? Meglio, interazione! La 3^A della “Giovanni XXIII” di Galatina racconta

24 Giugno 2022 0 Di Redazione

La classe 3^A della SSIG “Giovanni XXIII” del Polo3 di Galatina, nell’ambito delle attività di Educazione Civica, dopo aver approfondito la conoscenza del Progetto SAI, riguardante i richiedenti asilo, il 20 maggio 2022, ha avuto la possibilità di confrontarsi con i rappresentanti del Progetto “Safia Ama Jan” di Galatina: Fernanda Donno, coordinatrice del “Progetto SAI” di Galatina, Umberto Cataldo e Roberto Molentino, responsabili dell’Ufficio Cultura e Formazione di ARCI Lecce Solidarietà Cooperativa Sociale, Ente gestore del Progetto.

Inizialmente Roberto Molentino ha illustrato che cosa sia l’ARCI (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana) e come essa si occupi di immigrazione attraverso percorsi di accoglienza, assistenza e formazione e accesso al lavoro per migranti e rifugiati di Lecce e provincia.

È stato ricordato come anche ARCI sia impegnata a mantenere viva l’attenzione sulla ricerca della verità sul caso di Giulio Regeni, dottorando italiano presso l’Università di Cambridge, mandato nel 2016 in Egitto per una ricerca sui sindacati locali, rapito dalle autorità egiziane e ritrovato morto con i segni evidentissimi di tortura. La famiglia Regeni continua ancora oggi a chiedere “Verità per Giulio Regeni”.

Questo è uno dei tanti casi di violazione dei diritti umani in molte parti del mondo. E l’Egitto è il luogo di provenienza di H.E.E.K., giovanissimo ospite dell’incontro e beneficiario del Progetto SAI di Galatina.

Parola-chiave dell’intervento di Umberto Cataldo è stata “interazione” oltre che “integrazione”, visto che nell’accoglienza di uno straniero non si deve cercare di “italianizzarlo”, ma creare la condizione tra chi accoglie e chi è accolto di reciproco confronto e reciproca conoscenza. È importante aiutare ogni individuo a non reprimere le proprie radici e ad andarne fiero, avendo avuto la forza e il coraggio di lasciare la propria terra, i propri affetti, aspirando a una vita migliore.

Umberto Cataldo ha fornito agli alunni esempi di persone appartenenti a etnie differenti che lottano, anche a costo della vita, per realizzare e dare valore a quei diritti che dovrebbero essere riconosciuti a tutti gli individui sin dal momento in cui vengono al mondo.

Nel suo intervento Fernanda Donno ha esposto i problemi comuni a ogni immigrato e quali sono gli interventi più immediati per risolverli: le problematiche più frequenti sono quelle legate alla mancanza dei documenti spesso andati perduti durante i travagliati viaggi o sottratti dai criminali che organizzano proprio i viaggi clandestini.

A questo proposito Roberto Molentino ha ricordato come a inizio XX secolo anche i migranti italiani che arrivavano in America vivevano il dramma di non possedere documenti quando, accolti a Ellis Island a New York, per tale motivo erano etichettati come WOPS (without passaport).

L’intervento della dott.ssa Donno ha riguardato anche il fatto che soprattutto donne e bambini sono vittime di violenze fisiche e psicologiche durante il viaggio. Inoltre è diffuso in Africa il fenomeno della “madame” che nei villaggi adesca donne in condizioni di miseria con false promesse di un lavoro all’estero e offerta di pagare loro il viaggio, a patto che facciano un rito “magico” che le vincola a lei sino a che non saldano il debito. Le sfortunate non sanno che la paura di quel rito sarà usato contro di loro dalla “madame”, se non si impegnano a pagare anche a costo di prostituirsi.

Per questo motivo nella fase di accoglienza dei migranti e dei rifugiati spesso un primo intervento necessario è quello del supporto psicologico oltre che sanitario per aiutare ad affrontare i terribili traumi subiti.

La dott.ssa Donno ha aggiunto che il 9 marzo del 2018 è stato fatto un grande passo per risolvere questo crimine poiché l’Oba, Ewuare II, sovrano di Benin City nell’Edo State e massima autorità religiosa del popolo Edo (popolazione dell’Africa occidentale ed in particolare del delta del Niger in Nigeria), ha convocato tutti i preti della religione tradizionale juju e in una cerimonia solenne ha formulato un editto in cui revocava tutti i riti di giuramento che vincolano con maledizioni terribili le ragazze vittime del traffico di esseri umani, costrette a prostituirsi per ripagare il debito contratto con i trafficanti e le madame (tra i 20 e i 40mila euro), obbligando i preti juju a non praticarne più.

E’ stato un evento fondamentale e positivo anche se non tutte le donne nigeriane vittime di tratta (il 90% vengono dall’Edo State) hanno il coraggio di denunciare i loro aguzzini per riuscire così a liberarsi dalla condizione di schiavitù a cui sono costrette.

Un altro aspetto importante è quello dell’accoglienza dei minori non accompagnati, di cui, però il Progetto “Safia Ama Jan” di Galatina non si occupa, in quanto sul territorio ci sono associazioni che intervengono con percorsi e progetti specifici a tutela dei diritti dei minori. Sul territorio di Galatina opera l’associazione “Polvere di Stelle”.

Il momento più atteso e coinvolgente è stato quello in cui H.E.E.K. ha preso la parola, raccontando con l’aiuto di Fernanda la propria storia: è un ragazzo egiziano di poco più di vent’ anni che sin da giovanissimo si è trovato a fare scelte difficili che gli hanno stravolto la vita e lo hanno costretto ad affrontare situazioni poco piacevoli. Per poter mantenere la famiglia ha cominciato a lavorare a soli 13 anni, vivendo un sacrificio immane a causa dei molti maltrattamenti subiti. È arrivato in Italia nel 2020, in piena pandemia di Covid, dopo un lunghissimo viaggio attraverso la Turchia, la Grecia, l’Albania e… il mare!

Attualmente H.E.E.K. lavora in una pizzeria di un Comune limitrofo a Galatina e vive una vita ancora piena di sacrifici che lo vede impegnato a seguire un corso di studi al CPIA. La sua giornata inizia molto presto, andando con il treno a scuola a Maglie, visto che a Galatina i corsi sono stati soppressi. Al rientro comincia il turno di lavoro in pizzeria sino a mezzanotte.

Fernanda Donno ha spiegato quanto sia urgente per i migranti imparare le basi dell’italiano come L2 proprio durante i sei mesi in cui rientrano nel progetto SAI per poter acquisire un po’ di autonomia. Per questo sono previsti i corsi CPIA.

Ad H.E.E.K. è stato rivolto un abbraccio con un applauso caloroso di tutta la classe commossa dalla sua storia e dalla forza del suo coraggio. A lui è andato l’augurio di raggiungere i suoi obiettivi, primo fra tutti quello di diventare pizzaiolo, magari in una propria pizzeria a Galatina.

L’incontro è terminato, lasciando spunti di riflessione e il desiderio di saperne di più.

La conversazione è stata coinvolgente e interessante dal punto di vista storico e sociale perché ha permesso a tutti di confrontarsi direttamente con chi ogni giorno è impegnato in un progetto umanitario importante e indispensabile anche nella realtà salentina.

 

                                                        Filippo Congedo, Giorgia De Tommaso, Lucrezia Esposito, Laura Natolo

Classe 3^ A – SSIG “Giovanni XXIII” – Istituto Comprensivo Polo 3 – Galatina

 

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