La carenza di personale nel settore turistico va affrontata in modo sistemico
11 Luglio 2022La storia europea ed italiana ci insegna che i grandi momenti di crisi aprono spesso la strada ad una stagione di nuove opportunità: dalle macerie della seconda guerra mondiale sono venuti fuori trent’anni di boom economico, alla stagione degli anni di piombo sono seguiti anni Ottanta opulenti, pur nell’ambivalenza e nella complessità che li hanno caratterizzati. Oggi stiamo continuando a vivere anni eccezionali: la pandemia ha rivoluzionato le nostre vite, la nostra socialità, le modalità di rapporto con gli altri, la nostra fruizione degli spazi pubblici, e ovviamente la nostra economia. Ad essa si è aggiunta la drammaticità di un conflitto, quello fra Russia e Ucraina, che sta avendo pesanti ripercussioni su cittadini e imprese, con gli aumenti dei costi energetici, logistici e delle materie prime che sono sotto gli occhi di tutti. Tutto ciò sta rallentando la ripresa economica ma non la voglia di viaggiare dei cittadini italiani e di quelli europei, nonostante la crescita dei contagi Covid che per la prima volta sta interessando anche i mesi estivi.
Il comparto turistico territoriale sta già registrando numeri importanti in questa prima parte della stagione estiva, ma al tempo stesso la difficoltà sempre più strutturale a reperire personale da parte degli imprenditori del settore sta portando al paradosso che ormai nell’immediata vigilia dell’alta stagione alcune attività turistiche siano costrette a ridimensionare il servizio al cliente in termini di orari, giorni di apertura e attività complementari (pensiamo ai ristoranti all’interno dei lidi). Il tema è serio perché attiene al futuro della nostra destinazione Salento e alla capacità del comparto turistico-ricettivo di mantenere standard di qualità e servizi adeguati al turista, in un contesto di mercato in cui nessuna meta turistica può pensare di vivere di rendite di posizione.
Nel nostro territorio dall’estate scorsa il dibattito pubblico e mediatico attorno ai temi del turismo si è concentrato molto su tale tema. All’interno di questo dibattito, noi come Federalberghi Confcommercio, ci siamo sottratti da qualsiasi rappresentazione manichea e da qualsiasi approccio corporativo, anche al di là degli interessi che rappresentiamo, in coerenza con la nostra natura istituzionale di corpo intermedio che vuole svolgere un servizio al territorio. Abbiamo preferito, pertanto, porci in modo costruttivo e propositivo avviando ad esempio un proficuo dialogo con tutti gli istituti alberghieri del territorio, provando a facilitare il loro collegamento con il mondo dell’impresa; al tempo stesso ci siamo impegnati per dare gambe nella nostra provincia all’accordo quadro sottoscritto a livello nazionale da Federalberghi con la rete degli Istituti Tecnici Superore per il Turismo; e inoltre, ci siamo impegnati a promuovere e a diffondere lo strumento della Borsa Lavoro Turismo (BLT), la piattaforma regionale di matching fra domanda e offerta di lavoro nel settore. Si tratta di uno strumento quest’ultimo, che ha per altro il valore aggiunto della bilateralità della presenza all’interno dell’EBT delle associazioni datoriali e dei sindacati. Ciò è garanzia istituzionale di legalità, qualità del lavoro e applicazione del CCNL.
Al netto delle azioni propositive e di interlocuzione di cui ci siamo fatti portatori, non c’è dubbio che noi oggi vediamo la punta dell’iceberg di un problema che ha anche tante altre sfaccettature: la persistenza dell’elevato costo del lavoro in termini di tassazione, la natura ancora prevalentemente stagionale della maggior parte delle attività turistiche e anche in un certo senso la natura prevalentemente micro di queste attività. C’è anche un elemento culturale che spesso tendiamo a sottovalutare ma che è ancora fortemente presente, ossia il senso comune diffuso che tende ad associare il settore turistico a lavori stagionali, non particolarmente qualificati né attrattivi se non per brevi periodi della vita. Anche questo è un dismatching di cui si parla poco: anche il settore turistico può produrre un’occupazione e professionalità high skill, sia nei ruoli tecnici che in quelli impiegatizi, attrattive per i giovani che intendano formarsi per restare a lavorare nel nostro territorio nonché strategiche per la crescita del mondo dell’impresa e per il sistema territoriale.
Il tema ad ogni modo merita di essere affrontato in maniera sinergica da tutte le istituzioni e gli stakeholders del territorio: amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria, sindacati, Università, mondo della scuola e della formazione professionale, centri per l’impiego. Un approccio sistemico e costruttivo, al di fuori di steccati di posizione, ma con l’ambizione di una presa in carico collettiva che comunque attiene al futuro del nostro territorio, del nostro turismo e della nostra economia.
Raffaele De Santis
Presidente Federalberghi Confcommercio Lecce