La denuncia dei sindacati: “Autobus obsoleti e officine chiuse, Fse abbandona il Salento”

La denuncia dei sindacati: “Autobus obsoleti e officine chiuse, Fse abbandona il Salento”

19 Settembre 2024 Off Di Redazione

“Abbandonati dalle Fse”. Non usano giri di parole i sindacati per denunciare il disinteresse per il trasporto su gomma delle Ferrovie del Sud Est nel territorio salentino, dove circolano autobus obsoleti ed insicuri. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisal hanno richiesto un incontro d’urgenza ai dirigenti dell’azienda.

Mentre la battaglia sindacale si è spostata a livello regionale, la lettera – inviata anche all’assessore regionale ai Trasporti, Debora Ciliento, ed al presidente della Provincia di Lecce, Stefano Minerva – non ha ancora avuto un riscontro dalla politica: “Il territorio salentino merita maggiore attenzione”, l’appello di Fabrizio Giordano (Filt), Pierdonato Ligori (Fit), Francesco Demarindis (Uiltrasporti) e Antonio Rizzini (Faisa). “Basta con questo incessante e continuo svilimento del diritto alla mobilità dei cittadini residenti, delle aspirazioni di crescita economica del Salento e del diritto ad un lavoro sicuro per il personale viaggiante”.

Ad un anno di distanza dal clamore per la chiusura dell’officina automobilistica per la manutenzione dei pullman, i timori espressi allora dai sindacalisti si sono tramutati oggi in fatti. “Da un’attenta analisi della distribuzione dei mezzi circolanti è emerso che quelli assegnati alla provincia di Lecce sono, in assoluto, i più obsoleti, con un’età media di circa 15 anni, a fronte di quelli circolanti su altre aree pugliesi (10 anni a Bari, 13 a Taranto), decisamente più recenti”, scrivono i rappresentanti dei lavoratori. Mezzi che sono usurati, spesso malmessi. Anche la distribuzione dei sette mezzi di ultima generazione realizzati con il cofinanziamento della Regione lascia l’amaro in bocca. Sarebbe stato lecito aspettarsi una sorta di compensazione, vista l’età media del parco mezzi circolante a Lecce, e invece sono stati messi in esercizio tre pullman a Bari, tre a Taranto e solo uno nel Tacco d’Italia.

Quale manutenzione? Delicata anche la questione che riguarda la manutenzione della flotta, che consentirebbe di limitare i disagi ed aumentare la sicurezza. E invece, proprio laddove c’è maggiore bisogno di attenzione, lo scorso anno è arrivata la doccia fredda della chiusura dell’officina salentina: per cui i mezzi in avaria, da Guagnano a Leuca, devono raggiungere le officine di Torre Santa Susanna (Brindisi) e Taranto. “Anche per blandi interventi assistiamo, quotidianamente, al trasferimento a vuoto di decine di mezzi verso le officine attive. Una scelta antieconomica, che produce inquinamento ambientale evitabile e una gestione discutibile delle risorse aziendali”, denunciano. I due soli operai lasciati in loco per gli interventi di primo soccorso stradale lavorano in condizioni molto complicate, spesso senza l’assistenza di un adeguato magazzino ricambi, costretti a percorrere giornalmente centinaia di chilometri. Resta attiva una singola convenzione con un privato che, non operando in esclusiva con Fse, fa quel che può. Infine è inspiegabile la scelta di eseguire in un’autofficina di Sava le revisioni che prima si facevano a Lecce: “Saremmo curiosi di conoscere il vantaggio prodotto da questo tipo di operazioni”, scrivono.

Disagi. Insomma una serie di circostanze che spesso allunga i tempi di attesa della manutenzione, che ingolfa la gestione del personale per carenza di mezzi, provocando anche il taglio di alcune corse. A pagare le spese sono soprattutto i lavoratori e i passeggeri, spesso studenti e lavoratori: “Nonostante i disagi quotidiani, solo l’abnegazione, la professionalità e l’attaccamento all’azienda da parte dei lavoratori ha permesso di limitare i danni. Il disastroso panorama appena descritto ha pesanti ricadute sulla salute psicofisica dei lavoratori, costretti a condurre dei mezzi inaccettabilmente vetusti e usurati. In provincia di Lecce siamo in stato di abbandono, nonostante l’importante investimento economico, da parte della Regione Puglia, con la stipula dei contratti di servizio. Ci chiediamo di quali colpe si siano macchiati utenza e lavoratori della provincia per meritare una simile discriminazione”.

 

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