La verità sulla gestione territoriale della pandemia
8 Giugno 2021“Nell’ultimo anno il tema delle carenze del territorio durante la pandemia è stato reiterato pubblicamente, tanto da diventare sinonimo di una scarsa professionalità per tutto il comparto delle cure primarie. La gestione della pandemia, secondo questa vulgata, sarebbe la prova del nove dell’arretratezza e dell’insignificanza di una medicina generale inaffidabile. Le cose stanno davvero in questi termini? – si chiede il dottore Antonio Giovanni De Maria, medico di Medicina Generale.
“Conclusione. Su 3,9 milioni di casi di Covid-19 della II e III ondata, 3,7 sono stati diagnosticati, dopo prescrizione e prenotazione di test molecolare o antigeni-co, segnalati e tracciati i contatti, certificati, curati e monitorati telefonicamente o con televisita fino alla negativizzazione del tampone dai medici del territorio, ovvero da MMG, medici di CA e delle USCA, PLS, medici delle RSA, dei Servizi, delle carceri e militari, di PS etc., a dimostrazione dell’assoluta infondatezza della tesi sulla presunta latitanza della medicina del territorio nella gestione della pandemia – aggiunge il dottore De Maria – naturalmente i medici del territorio in aggiunta alla gestione dei casi Covid-19 hanno continuato l’ordinaria attività clinico-assistenziale nei confronti dei propri assistiti affetta da patologie croniche o da eventi acuti. Ma, si sa, anche i dati di fatto talvolta non possono scalfire la solidità cognitiva dei pregiudizi e delle opinioni basate su casi aneddotici, generalizzazioni e bias, specie di alcuni noti giornalisti”.