Lavoro: i giovani agricoltori pugliesi resilienti al Covid
14 Ottobre 2021Con la crisi provocata dall’emergenza sanitaria, il settore agricolo è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, con le aziende condotte da giovani che si sono dimostrate anche le più resilienti, con un aumento medio dei redditi del 5,9% nel 2020 rispetto all’anno precedente, mentre quelli delle aziende over 35 sono diminuiti dell’1,3%.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base del Rapporto del Centro Studi Divulga, diffusa in occasione della consegna degli Oscar Green Puglia, il premio all’innovazione per le imprese agricole che creano sviluppo e lavoro con l’impegno concreto dei giovani agricoltori.
In piena pandemia Covid cresce solo il numero di giovani agricoltori con un incremento dell’8% negli ultimi cinque anni – aggiunge Coldiretti Puglia – in netta controtendenza rispetto al dato generale degli imprenditori under 35 che crollano dell’11% nello stesso periodo, dall’industria al commercio fino all’artigianato.
Una svolta green che ha portato al lavoro nelle campagne pugliesi un esercito di 7mila imprese in Puglia che ha di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
E’ soprattutto grazie a questa svolta green che l’Italia è diventata leader in Europa per numero di giovani imprese agricole, che sono peraltro anche più brave dei colleghi Ue se si considera che il valore della produzione generato dagli under 35 nostrani è pari a 4.964 euro ad ettaro, oltre il doppio dei giovani agricoltori francesi (2.129 euro/ettaro). Ancor più marcata la differenza con la Spagna (2.008 euro/ettaro). Dietro anche i tedeschi (3.178 euro a ettaro). Nel complesso, la produzione standard generata per ettaro coltivato dai giovani in Italia è poco meno del doppio della media europea (2.592 euro a ettaro), secondo il rapporto del Centro Studi Divulga.
Il maggior appeal del lavoro in campagna si riflette anche sule scelte scolastiche. Nell’anno del Covid gli studenti hanno preso d’assalto gli indirizzi agricoli delle scuole superiori, con un incremento del 15% delle iscrizioni agli istituti professionali, secondo una analisi di Coldiretti su dati Miur. Alla crescita degli studenti degli istituti professionali in Agricoltura, Sviluppo Rurale, Valorizzazione dei Prodotti del Territorio e Gestione delle Risorse forestali e montane si aggiunge peraltro quella delle presenze all’indirizzo Agraria, Agroalimentare e Agroindustria degli istituti tecnici, in aumento del 6%.
“La pandemia ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo” afferma la leader dei giovani della Coldiretti Veronica Barbati nel sottolineare che “occorre ora sostenere il sogno imprenditoriale di una parte importante della nostra generazione che mai come adesso vuole investire il proprio futuro nelle campagne, abbattendo gli ostacoli burocratici che troppo spesso si frappongono”.
La burocrazia – conclude la Coldiretti – sottrae fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda ma, soprattutto, con l’inefficienza, frena l’avvio di nuove attività di impresa contrastando anche le opportunità che possono generarsi attraverso i Bandi del Programmi di sviluppo rurale (Psr).