Maltempo: l’89% dei comuni pugliesi a rischio frane, smottamenti e dissesto idrogeologico

Maltempo: l’89% dei comuni pugliesi a rischio frane, smottamenti e dissesto idrogeologico

3 Settembre 2021 0 Di Redazione

Oltre l’89% dei comuni pugliesi è a rischio frane, smottamenti e dissesto idrogeologico con la tropicalizzazione del clima caratterizzata da veneti estremi e controversi che aggravano lo stato di salute di un territorio già molto fragile. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in relazione alla bomba d’acqua che ha colpito il Gargano provocando smottanti per cui è stato necessario l’intervento della Protezione Civile.

Sono 230 su 257 i comuni pugliesi a rischio di dissesto idrogeologico e a pagarne i costi – segnala Coldiretti Puglia – oltre ai cittadini residenti soprattutto nelle aree rurali, sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori. Il rischio idrogeologico, con differente pericolosità idraulica e geomorfologica, riguarda – rileva Coldiretti Puglia – il 100% dei comuni della BAT, il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% dei comuni della provincia di Bari e l’81% dei comuni leccesi e sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni.

Il rischio idrogeologico riguarda contesti prevalentemente agricoli o naturali per il 67% perché in Puglia la terra frana e si consuma anche a causa dell’abbandono delle aree rurali per fattori diversi – insiste Coldiretti Puglia – a cui si aggiungono fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate. La salvaguardia del suolo, dell’ambiente e delle produzioni agricole e agroalimentari è fondamentale per garantire un avvenire alle future generazioni.

Lo scenario è aggravato dal dato negativo del consumo del suolo in Puglia, dove – denuncia Coldiretti Puglia – sono stati ‘mangiati’ in 15 anni in Puglia 157.718 ettari di suolo, uno dei dati più negativi d’Italia, a causa dell’abbandono, della cementificazione e dei nuovi impianti fotovoltaici installati a terra che hanno assorbito il 37%  del suolo consumato in Puglia in un anno tra il 2019 e il 2020.

“In un anno la Puglia ha perso altri 493 ettari di suolo per colpa della cementificazione, dell’abbandono e degli impianti fotovoltaici a terra che sottraggono terreni fertili all’agricoltura e pezzi di ambiente e paesaggio alla collettività. La Puglia è stata già abbondantemente violentata da una presenza invasiva di specchi e pale eoliche, sulla cui utilità per la produzione di energia pulita non si discute. Ciò che invece si scontra con le grandi potenzialità agroalimentari e turistiche dei nostri territori e sulla prevenzione e manutenzione è la collocazione selvaggia di tali impianti e del fotovoltaico a terra che sfrutta terreni agricoli di qualità e compromette le  aree interessate”, denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Le evidenze climatiche di questi ultimi anni – dice Coldiretti Puglia – mostrano, inoltre, come soprattutto sulle colture più diffuse in Puglia, a partire da frutteti, uliveti, ortaggi in pieno campo, pomodori e cereali, sono gli andamenti climatici (pioggia persistente, mancanza di acqua prolungata e siccità, sviluppo conseguente di malattie ecc.) che determinano la diminuzione delle produzioni e quindi dei redditi.

Siamo di fronte – denuncia Coldiretti Puglia – alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione in Puglia che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 3 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne, a conferma che il cambiamento del clima ha “impatti irreversibili sui sistemi umani” secondo la bozza del rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) dell’Onu.

 

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