Orietta Sammarruco presenta il libro “Il Museo che non c’è”
17 Luglio 2022“Il Museo che non c’è” (Erga Edizioni, 2021) è il titolo del libro che verrà presentato giovedì 21 luglio, alle 19.30, nel chiostro dell’antico Seminario di piazza Duomo, dove la storica dell’arte Meri Spinelli dialogherà con l’autrice Orietta Sammarruco dopo i saluti introduttivi dell’Arcivescovo Metropolita di Lecce Michele Seccia, di monsignor Antonio Montinaro, presidente della Fondazione “Splendor Fidei”, di Paolo Babbo, presidente di ArtWork Cultura, Luciano Treggiari, presidente di “Benarte”. L’iniziativa è infatti organizzata da ArtWork Cultura in collaborazione con l’Arcidiocesi di Lecce, la Fondazione “Splendor Fidei”, l’associazione “Benarte”, Liberrima, e si avvale della partnership di PortaLecce.
Ventotto sintetiche schede biografiche che ricostruiscono la lunga – e per certi versi commovente – marcia delle donne attraverso la società patriarcale, per conquistarsi il diritto a una forma di comunicazione della propria identità quale l’espressione artistica. Ventotto vicende biografiche diverse, svoltesi in tempi diversi, eppure accomunate dai costanti ostacoli che la società al maschile ha posto alla loro piena affermazione, per cui ripercorrerne le storie significa riflettere sull’immensa dissipazione, il millenario dispendio di talento, intelligenza, sensibilità, abilità manuale che è stato perpetrato.
Nel corso dell’incontro verrà esposta per la prima volta in assoluto l’opera “Annunciazione”, cinquecentesco dipinto inedito di Plautilla Nelli (1524-1588) proveniente da una collezione privata.
In un’epoca in cui le donne non potevano dedicarsi professionalmente all’arte, la suora pittrice Plautilla Nelli, autodidatta, trasformò le mura del suo convento, Santa Caterina di Cafaggio a Firenze (che oggi non esiste più), in una vera e propria bottega tutta al femminile dedita alla produzione di opere acquistate dalle nobili famiglie fiorentine; opere a tema religioso di piccolo formato destinate alla devozione privata, ma anche grandi tele e pale d’altare che risentivano della nuova temperie religiosa e culturale instauratasi dopo la predica di Girolamo Savonarola.
L’attività artistica di Plautilla Nelli e delle sue allieve fu così intensa che il monastero raggiunse una vera e propria indipendenza economica, come attesta lo stesso Giorgio Vasari nell’edizione del 1568 delle sue “Vitae”, soffermandosi con parole lusinghiere sulla suora pittrice che con le sue opere “aveva fatto maravigliare gl’artefici”: del 2017 la prima mostra 7 a lei dedicata, curata da Fausta Navarro, dal titolo “Plautilla Nelli. Arte e devozione in convento sulle orme del Savonarola”, nella Galleria degli Uffizi che con questo evento ha iniziato un percorso finalizzato alla valorizzazione delle artiste donne. La figura di Plautilla Nelli è stata inoltre riscoperta e valorizzata dall’attività della Advancing Women Artists Foundation (AWA), realtà statunitense attiva dal 2006 a Firenze dedita all’arte al femminile e all’attività di ricerca, catalogazione e restauro delle opere di pittrici conservate sul territorio fiorentino tra chiese e depositi di musei. Fino a poco più di dieci anni fa, di Plautilla si conoscevano solo tre importanti opere: “Il compianto su Cristo morto”, conservato al Museo di San Marco, “L’Ultima Cena”, conservata nel refettorio del Convento di Santa Maria No- vella, e “La Pentecoste” conservata nel convento di San Domenico a Perugia.
L’attività di ricerca sulle orme della suora-pittrice-imprenditrice ha portato alla luce altri dipinti tra cui una “Annunciazione” ritrovata nei depositi di Palazzo Vecchio, attribuita a Plautilla Nelli dalla studiosa statunitense Catherine Turril, considerata una delle due “Annunciazioni” citate dal Vasari, restaurata da Awa ed esposta nel Museo in occasione del Natale 2009. La scoperta della nuova e inedita “Annunciazione” – che verrà esposta per la prima volta al pubblico a Lecce, durante la presentazione del libro “Il Museo che non c’è” – e che mostra fortissime assonanze stilistico-compositive con le due tavole di Palazzo Vecchio e degli Uffizi, va ad arricchire il catalogo di questa prolifica artista formatasi sui disegni di Fra’ Bartolomeo (Prato, 1472—Firenze 1517), a disposizione nel convento in cui avvenne la sua formazione artistica in totale autonomia e isolamento dalle novità del linguaggio rinascimentale e manierista.
Bio Orietta Sammarruco
Nata a Genova, dove vive e lavora in una storica banca cittadina. Laureata in Giurisprudenza e Scienze Politiche presso l’Università di Genova, fin dal ginnasio si è avvicinata all’arte antica, soprattutto greca e romana, e al mondo etrusco. Appassionata viaggiatrice, ha visitato i più importanti musei dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti, coltivando un particolare interesse per la pittura fiamminga. Da sempre è convinta che la divulgazione possa essere il veicolo per avvicinare all’arte anche le persone più diverse. “Il museo che non c’è” è il suo primo libro, lungamente meditato e poi scritto in pochi mesi, nel periodo del lockdown, come antidoto all’impossibilità di andar per mostre, ma restando nell’incanto dell’arte.