Presentato il primo studio epidemiologico internazionale sulla demenza frontotemporale
24 Febbraio 2023La demenza non è solo Malattia di Alzheimer; questo emerge dal nuovo studio che evidenzia come la Demenza frontotemporale (FTD) abbia un’incidenza annuale in Europa pari a 2,4 casi per 100.000 persone, con un picco ai 71 anni di età e con un’incidenza maggiore tra gli uomini (2,8 casi su 100.000 persone) rispetto alle donne (1,9).
Lo studio evidenzia che la FTD può colpire anche in età avanzata con una percentuale considerevole di casi (circa il 30%) e non interessa solo il periodo presenile come si pensava in passato. Si conferma dunque che la FTD è una malattia rara ma non rara come ipotizzato in precedenza. Colpendo l’intero spettro dell’età adulta, infatti, questa malattia ha un impatto estremamente importante sui sistemi di gestione della salute e del welfare.
Sono questi alcuni dei risultati del primo studio epidemiologico sulla demenza frontotemporale condotto dal consorzio FRONTIERS in 13 centri europei di eccellenza nella ricerca neurologica; lo studio è stato presentato a Tricase, alla presenza di 25 scienziati provenienti da tutta Europa, durante il workshop internazionale promosso dal Centro per le Malattie Neurodegenerative e l’Invecchiamento Cerebrale dell’Università di Bari e dell’Ospedale “G. Panico” di Tricase, TecnoMED Puglia e Università degli Studi di Brescia.
“Grazie allo studio condotto – ha dichiarato il professor Giancarlo Logroscino, direttore del Centro di Tricase – ora sappiamo molto di più sulla frequenza e sulle caratteristiche cliniche di una patologia che, si stima, conterà ogni anno circa 12.000 nuovi casi in Europa, con importanti ricadute sociali ed economiche. Grazie ai risultati di questo studio possiamo avviare una nuova fase del progetto. Infatti, la fase prospettica dello studio epidemiologico determinerà attraverso la raccolta di nuovi dati clinici genetici e biologici la migliore comprensione dei meccanismi patogenetici della demenza frontotemporale e le sperimentazioni innovative in corso nei centri della rete FRONTIERS possano cambiare lo scenario su diagnosi e cura della patologia, analogamente a quanto sta accadendo per altre malattie neurodegenerative”.