Progetto Minore: best practice pugliese per la tutela della Risorsa Idrica e della Salute
11 Febbraio 2021Le attività del Dipartimento di Prevenzione non si fermano all’emergenza covid ma continuano nella ricerca e nella prevenzione per la buona salute. In quest’ottica si è tenuto il webinar dal tema “Progetto MINORE: best practice pugliese interistituzionale per la tutela della Risorsa Idrica e della Salute”. Alla presenza, rigorosamente virtuale, del dr. Alberto Fedele direttore del Dipartimento di Prevenzione, dell’Arpa, con la presenza dell’ingegnere Bucci, sono state presentate le relazioni del dr. Giovanni De Filippis, direttore Spesal e coordinatore dello stesso Progetto Minore, e della professoressa Maria Dolores Fidelibus, docente di Idrogeologia presso il Politecnico di Bari. Non sono mancati i contributi istituzionali giunti dalla Presidente del Consiglio Regionale, Loredana Capone e dei consiglieri regionali Donato Metallo e Fabiano Amati. È giunta invece la piena e totale offerta di collaborazione e la condivisione del progetto Minore e l’auspicio della sua continuazione da parte dell’avvocato Arnò, dirigente Servizio Tutela e Valorizzazione Ambientale della Provincia di Lecce.
Obiettivo del webinar è stato quello di condividere con i tecnici, i decisori politici regionali e la cittadinanza, il modello di buona pratica di collaborazione interistituzionale rappresentato dal Progetto MINORE (Monitoraggi Idrici Non Obbligatori a livello Regionale) che ha coinvolto non solo tutti i Servizi del Dipartimento di Prevenzione della ASL Lecce ma anche altri soggetti quali ARPA Puglia, CNR e Università del Salento, al fine di approfondire le conoscenze sullo stato della falda acquifera salentina nella prospettiva della prevenzione primaria.
Oltre a costituire la quasi totalità dell’acqua potabile distribuita da AQP in provincia di Lecce, è infatti vasto e spesso improprio l’utilizzo di acqua di falda da parte della popolazione, con oltre 30.000 pozzi autorizzati per uso irriguo e probabilmente almeno il doppio trivellati abusivamente. Il quadro presenta varie potenziali minacce alla falda che potrebbero arrivare dalla superficie per infiltrazione diretta o attraverso le vore carsiche che caratterizzano il territorio: pesticidi, residui di lavorazioni industriali o attività umane, percolato da discarica e persino contaminanti biologici derivanti dalla pratica illegale di sfondamento dei pozzi neri al servizio di abitazioni rurali.
Con il Progetto MINORE, la ASL Lecce ha inteso procedere a monitorare un’ampia gamma di parametri che non vengono ordinariamente analizzati nei controlli stabiliti dalle attuali normative. Pur non avendo rivelato particolari criticità importanti, oltre ad un’incalzante salinizzazione della falda, a livello provinciale, si possono tuttavia trovare tracce di solventi alogenati, con particolare riferimento al riscontro di superamenti, o concentrazioni border-line di alcuni alogenuri alifatici (triclorometano, tetracloroetilene, bromodiclorometano, dibrlomoclorometano, tribromometano) oltre che di selenio e solfati in circa 10 pozzi non destinati ad uso umano dunque in allevamenti o in campagna e all’interno di attività produttive.
È l’elevata mortalità per tumore alla vescica uno dei principali temi di prevenzione che incrociano potenzialmente lo stato di salute della falda. Sia negli uomini che nelle donne per la Provincia di Lecce, con i maggiori tassi standardizzati di mortalità osservati in Puglia si conferma infatti tra i più elevati d’Italia, anche nell’ultimo rapporto ISTISAN curato dall’Istituto Superiore di Sanità. A questo grave problema si aggiungono i casi di SEU (Sindrome Uremico Emolitica), di cui periodicamente si registrano vittime nel Salento ugualmente legati alla salute della falda.
Formare la popolazione a un corretto utilizzo della risorsa idrica scoraggiando l’uso improprio dell’acqua prelevata dai pozzi privati è stato oggetto delle attività di comunicazione condotte nell’ambito del Progetto MINORE insieme ad interventi effettuati nelle scuole di ogni ordine e grado (rendendo disponibile online il materiale educativo anche in corso di emergenza COVID). Le attività programmate per il prosieguo del Progetto MINORE sono rivolte ad approfondire su microscala le criticità emerse localmente in alcuni pozzi con l’obiettivo di determinarne l’origine, individuando eventuali attività antropiche o pressioni ambientali alla base delle specifiche contaminazione riscontrate nella prima fase d’indagine ad ampio spettro appena conclusasi.
“Nato da una proposta unanime dei 97 sindaci salentini, nel febbraio 2017, il Progetto MINORE,” ricorda il dottore De Filippis “in un’affollata assemblea cui partecipo la Procura della Repubblica con un appassionato intervento della dottoressa Valeria Mignone, con l’obiettivo di stimolare ed integrare le conoscenze sullo stato qualitativo della falda acquifera salentina a maggior tutela della salute pubblica, si rendeva e si rende tuttora necessario in relazione alla situazione di salute della popolazione con particolare riferimento all’aumento dei tumori vescicali, alla morfo-geologia carsica del nostro territorio che comporta il concreto pericolo di infiltrazioni nella falda superficiale e profonda di inquinanti provenienti da molteplici fonti. Non possiamo ignorare le discariche autorizzate o illegali, sversamenti di sostanze chimiche sul suolo, pozzi neri, utilizzo di prodotti fitosanitari in agricoltura etc. per cui sono state elaborate insieme ad ARPA dettagliate mappe di rischio delle pressioni antropiche e delle aggravanti di rischio naturali (vore) in base alle quali estrarre il campione di pozzi da controllare; e in relazione al fatto che l’AQP emunge circa l’80% dell’acqua destinata al consumo umano dalla falda profonda salentina. I sei obiettivi del progetto, continua il direttore dello Spesal, Ampliamento quali-quantitativo dei monitoraggi delle acque ad uso umano; Approfondimenti su matrici alimentari, acque ad uso irriguo e acque in allevamenti; Valutazione Integrata del Rischio Sanitario in acque di falda (VIRSA); Sorveglianza Epidemiologica sui tumori professionali; Aggiornamento Report Ambiente e Salute in Provincia di Lecce; Azioni di formazione della popolazione al corretto utilizzo della risorsa idrica e sana alimentazione, restano fondamenti. È però nell’ottica di una seconda fase che sono state già formulate le linee di attività programmata ispirata alla logica di rete divenuta strategica per il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Lecce, che trova conforto e nuove motivazioni nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, che facendo riferimento al documento strategico Green Deal della UE, dedica un apposito capitolo al tema Ambiente, Clima e Salute, indicando la necessità di approfondire, anche attraverso la collaborazione e complementarietà tra diversi enti, già sperimentata positivamente nella ASL di Lecce con l’esperienza della RePOL, i determinanti ambientali della salute umana nonché l’impatto ambientale delle produzioni agricole e zootecniche.”
Inoltre si deve considerare che il progetto MINORE è divenuto modello di best practice, visto che con Deliberazioni della Giunta Regionale n. 432/2018 e 912/2018 inerenti le attività di monitoraggio della discarica di Ugento in Località Burgesi ed aree limitrofe, le attività del progetto sono state ritenute un utile contributo alla raccolta di informazioni sulla rete dei pozzi che emungono dalla falda acquifera, nonché di ulteriori approfondimenti su matrici di origine vegetale ed animale.
Nell’obiettivo due di questa seconda fase, inoltre non manca un approfondimento in zone limitrofe ad aree di ricadute industriali o centri di pericolo (es. cave, discariche ecc.), inclusa la discarica di Ugento-
Burgesi, e approfondimenti legati ad eventuali contaminazioni microbiologiche della falda superficiale o profonda con la ricerca in almeno 15 pozzi di E. Coli V-TEC per la prevenzione della Sindrome Uremico Emolitica (SEU).
“È importante, conclude De Filippis, avviare azioni di verifica di compatibilità tra fonti di approvvigionamento idrico e destinazioni d’uso di particolari attività ricettive o produttive non allacciate alla rete fognaria ed idrica, essendo emerse, dall’attività di vigilanza dei Servizi medici e veterinari del Dipartimento, incongruenze tra il fabbisogno di acqua potabile desumibile dall’entità dei servizi e /o della produzione e quantitativo di acqua potabile approvvigionata. Un dato che fa ritenere che l’acqua ad uso umano utilizzata possa provenire da pozzi autorizzati ad altri scopi o addirittura abusivi.” Oltre alle raccomandazioni rivolte alle amministrazioni comunali affinché ci sia un sempre maggiore controllo e contrasto all’uso improprio della falda acquifera, il riconoscimento del coordinatore del progetto MINORE, è inoltre rivolto al personale, i 10 borsisti che fino a questo momento oltre ad aver svolto il lavoro di ricerca e informazione alla popolazione si sono spesi nelle attività dei diversi settori del Dipartimento.
“È il momento di porre le basi per parametri al limite dell’attenzione, ha invece dichiarato il direttore del Dipartimento di Prevenzione Alberto Fedele. Quello del progetto Minore è un lavoro importante perché integra le attività ordinarie ed è fondamentale per il Salento. Il covid ha dimostrato quanto sia fondamentale la prevenzione, lì dove questa è venuta meno nel tempo, si sono riscontrate importanti falle e minore resistenza ai fattori patogeni ambientali e virali come il covid 19. Questa esperienza ha anche messo in luce la necessità della collaborazione tra enti.” Il direttore del dipartimento conclude facendo propria la richiesta giunta anche dal dottore De Filippis di garantire la continuazione del progetto Minore.
Una visione non solo scientifica delle acque sotterranee, è invece quella presentata dalla professoressa De Fidelibus che ha voluto analizzare il ruolo trasversale di questa risorsa riguardo all’ambiente, alla salute ma anche all’economia. “La gestione a fini di protezione delle acque sotterranee richiede un rinnovato sforzo di conoscenza oggi ancora imperfetta e frammentaria, riguardo un acquifero costiero e carsico come quello del Salento che è un sistema complesso di dimensione regionale e che come tale manifesta un comportamento non lineare. Per la sua scala esso risponde agli eventi in modo ritardato, facendo emergere solo dopo molto tempo gli effetti negativi dell’azione di forzanti che hanno agito e agiscono su scale spaziali e temporali spesso diverse da quelle di osservazione e misura.” Questa la vera tesi della professoressa che guarda dunque alla necessità di valutare nel tempo lo studio delle ripercussioni sul territorio. “Questi effetti, spiega, appaiono inspiegabili alla luce di informazioni discontinue e disordinate sugli eventi del passato. Il che fa emergere la necessità delle azioni di monitoraggio integrato e coordinamento dei comparti della conoscenza ambientale, e di una completa definizione degli aspetti di complessità delle strutture idrogeologiche con la necessità d’investimento sulla ricerca. La mancata percezione e dunque la conseguente sottovalutazione dell’interconnessione tra le azioni umane sull’ambiente, peraltro oggi sotto cambio climatico, il conseguente stato di salute (quantitativo e qualitativo) delle acque sotterranee e la funzionalità di tutti i comparti valenti della vita umana sono foriera di crisi a cascata, i cui scenari devono trovare attenzione nei luoghi decisionali.”
Sono tutti concordi invece, gli interventi istituzionali nel riconoscere nell’impegno dei ricercatori borsisti la buona riuscita del progetto Minore, non solo, tutti concordano nella necessità della collaborazione tra gli enti ma anche tra mondo politico e quello scientifico. La presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone ha sottolineato come la Regione abbia voluto investire nel mondo green, ma anche che in questo processo di cambiamento è necessario investire nella cultura dei cittadini nella tutela dell’ambiente e in particolare contro lo spreco dell’acqua. “I danni rispetto al futuro, ha dichiarato la presidente, sono veri e propri debiti. Ovunque l’ambiente è strategico, ovunque l’acqua ha un valore rilevante. Non basta soltanto formulare auspici ma prendere coscienza dei problemi da risolvere e capire come risolverli. Dobbiamo procedere”.
Parla invece di rivoluzione culturale il consigliere Metallo, presidente della commissione Politiche Comunitarie, lavoro e formazione “Passo dopo passo si scatena una rivoluzione culturale. Gli scenari prospettati dalla professoressa Fidelibus lasciano pensare che comunque si potrà rallentare il percorso ma non invertirlo. Questa dovrà essere la sfida più importante, una connessione sentimentale tra coloro che devono decidere e ridisegnare un percorso. Partendo prima di tutto dall’ascolto e poi attraverso una visione che veda superato il problema della scarsità della risorsa idrica.”
Ha invece messo a confronto il mondo scientifico e quello politico, il consigliere regionale Amati presidente della commissione consiliare Bilancio “se la parte politica non ascolta, quella scientifica non insorge quando la decisione non è buona. Gli uni rinchiusi nello psicodramma del voto e gli altri nel club scientifico. Il processo di depurazione, spesso ostacolato in alcuni territori è un problema di salute e non di bilanci” conclude.