Torna in scena a Lecce “Il tempio delle fole” con la nuova produzione “Ippolito” di Euripide

Torna in scena a Lecce “Il tempio delle fole” con la nuova produzione “Ippolito” di Euripide

18 Settembre 2024 Off Di Redazione

Torna in scena a Lecce con la nuova produzione, “Ippolito” di Euripide, la settima edizione de “Il tempio delle fole”, rassegna di dramma antico e teatro di letteratura firmata da POIEOFOLA – Costruzioni Teatrali. Appuntamento nell’ex Convento dei Teatini di Lecce per venerdì 20 e sabato 21 settembre, alle ore 21.00.

Nella tragedia greca di Ippolito, qui proposta in un allestimento visionario firmato da Roberto Treglia, alla regia, e Alberto Greco, alla direzione artistica, c’è amore, morte, disperazione e dubbio. Come molte altre tragedie euripidee, non è facile attribuire un giudizio e schierarsi davanti allo svolgersi dei fatti.

Protagonisti sono Ippolito e Fedra, rispettivamente figlio e moglie di Teseo, re di Atene. Il giovane vive una profonda spiritualità, lontano dalle passioni terrene, dedito alla caccia e alla dea Artemide. Afrodite, infatti, è l’unica dea a non essere venerata dal figlio del re di Atene e per questo cerca di punirlo: scatena in Fedra, matrigna di Ippolito, un’insana passione per il ragazzo…

Nella nuova produzione 2024 di POIEOFOLA’ – Costruzioni Teatrali, ancora una tragedia greca proposta integralmente attraverso la consueta successione cronologica narrativa che innesca una relazione di causa-effetto, c’è la storia della civiltà e del pensiero morale di Euripide, così complicato nelle implicazioni etiche e religiose. Ci dice come sia inevitabile la subordinazione alla volontà divina attraverso un dramma che illustra la polarità di due idee, la materialità e la spiritualità del sentimento, entrambe incomplete se non sono integrate in una giusta e moderata mescolanza.

Il confronto con l’inevitabile amore colpevole di Fedra e l’ostentata castità di Ippolito, divenuto inconsapevolmente oggetto d’amore ma coscientemente giudice irremovibile contro la materialità del sentimento, riflette la concezione misogina del tragediografo, che vede la donna depositaria di irrazionali pulsioni ostili al cosmo, all’ordine del mondo. L’amore qui diventa un nosos, un morbo da evitare sebbene sia volontà del dio per un disegno ben stabilito.

Firma la regia secondo il suo stile ricercato Roberto Marius Treglia che interpreta anche il ruolo di Teseo.

Veste i panni di Ippolito Tommaso Fiorentino, mentre Fedra è Tiziana Renni. La nutrice è Cinzia Corrado. Messaggeri sono Riccardo Martella e Fabio Corciulo. Afrodite e Artemide rispettivamente Diana Accogli e Isaura Scorrano. Il coro delle donne Laura Cortese, Sofia Margarito, Isaura Scorrano, Diana Accogli.

La direzione artistica della rassegna è curata da Alberto Greco che propone una chiave di lettura inconsueta.

L’azione dei personaggi si svolge in un ambiente scenografico in continua trasformazione e la recitazione è frammista al canto e alla danza. La traduzione è fedele all’originale e mantiene la classicità con l’inserimento della recitazione in metrica puramente greca, in distici elegiaci e trimetri giambici.

 

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