“Yeast Photo Festival – From Planet to Plate”: quindici progetti in mostra nel Salento

“Yeast Photo Festival – From Planet to Plate”: quindici progetti in mostra nel Salento

11 Settembre 2024 Off Di Redazione

I nostri piatti, parafrasando Claude Lévi Strauss, sono il linguaggio attraverso il quale la società traduce inconsciamente la sua struttura. Non abbiamo spesso consapevolezza di quello che mangiamo. Ignoriamo che dietro un frutto trendy come l’avocado vi siano storie di criminalità organizzata e sfruttamento delle risorse idriche.

Che la carne che consumiamo e che spesso importiamo dal Brasile abbia esiti devastanti sull’ambiente, alimentando la crisi climatica, che a sua volta costringe a sperimentare nuove colture tropicali in Sicilia. Che le filiere e i sistemi di produzione generano conseguenze non solo a livello climatico, ma anche sulla salute pubblica.

Il cibo che consumiamo racconta un intero sistema tecno-sociale che contamina ogni angolo del pianeta, alterando il complesso rapporto tra uomo e ambiente.

Sono alcune delle riflessioni che ci consegnano i 15 progetti, diversi dei quali per la prima volta in mostra in Italia, protagonisti della terza edizione di “Yeast Photo Festival – From Planet to Plate” a Matino e nel Salento, dal 19 settembre al 3 novembre.

“Per la terza edizione di Yeast Photo Festival  – afferma Edda Fahrenhorst, direttrice artistica – ci concentriamo più che mai sulla questione che riguarda l’impatto delle abitudini alimentari individuali sul nostro Pianeta, e non solo, anche su come il consumo di cibo degli esseri umani abbia un effetto in ambito sociale e, non ultimo, sulla crescente catastrofe climatica. In quindici lavori provenienti da molti Paesi del mondo saranno presentati diversi aspetti della questione per stimolare la riflessione e la discussione”.

I PROGETTI FOTOGRAFICI IN MOSTRA

Il tema della salute è al centro del lavoro di Pablo E. Piovano, che ha documentato l’impatto degli agrofarmaci. In The Human Cost – esposto a Palazzo Marchesale Del Tufo a Matino – il fotografo documentarista argentino in tre anni ha esplorato il Nord, il Centro e le coste dell’Argentina, percorrendo 15mila km. Il risultato della sua ricerca è un reportage che mette a fuoco e denuncia le gravi conseguenze sulla salute umana dovute all’uso degli agrofarmaci, come il glifosato. In mostra per la prima volta in Italia l’intero corpus fotografico.

Dove viene prodotto il nostro cibo? E come viene distribuito nel mondo? In Food for Thoughts – in mostra per la prima volta in Italia, a Palazzo Marchesale Del Tufo a Matino, – il fotografo e regista Kadir van Lohuizen segue l’intero processo in Kenya, Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Cina e Paesi Bassi, suo Paese d’origine, e indaga sull’impatto che il nostro consumo alimentare ha sull’ambiente, sulla salute pubblica e sull’economia.

Il progetto di Seif Kousmate, Waha واحة, (oasi in italiano, in collaborazione con ArtWork, pure in mostra per la prima volta in Italia nel Chiostro dell’Antico Seminario a Lecce), artista visivo cresciuto nel Sud del Marocco, vuole approfondire la conoscenza della vita intorno alle oasi. Un lavoro, frutto di una ricerca durata 4 anni, che attraverso nuovi processi e narrazioni visive mira a comprendere il complesso rapporto tra l’uomo e il suo ambiente.

Ambiente che nel Centro America è sottoposto all’enorme pressione delle coltivazioni estensive dell’avocado. Un frutto protagonista della domanda mondiale, oggi presente nei nostri piatti. Il regista tedesco Axel Javier Sulzbacher è andato nella regione dei Michoacán in Messico (una delle principali aree di produzione), documentando in Green Shades – In mostra per la prima volta in Italia, esposto a Palazzo Marchesale Del Tufo a Matino – non solo la devastazione delle foreste, abbattute per far posto ai campi, ma le infiltrazioni dei cartelli della droga, attratti dagli enormi profitti generati dal commercio dell’oro verde.

stanno crescendo rapidamente anche in Sicilia, proprio come conseguenza dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Uno dei temi protagonisti di Tropicalia (in collaborazione con Cantina San Donaci e Masserie Le Stanzíe), progetto del duo fotografico Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni. Il progetto fotografico, tra i finalisti della categoria “Ambiente”,  è stato esposto a Milano (al Museo Diocesano) in occasione della mostra collettiva itinerante Sony World Photography Awards 2024.  Per la prima volta a Yeast sarà presente come mostra personale, esposta a Masseria Le Stanzíe a Supersano.

La produzione del cibo e le sue conseguenze sul clima vengono affrontate da Carolina Arantes in Holy Cow (a cura di Lars Lindemann, in mostra per la prima volta in Italia, a Palazzo Marchesale Del Tufo a Matino), che racconta come viene prodotta la carne che mangiamo oggi nel mondo, e da chi. Una bistecca su quattro infatti proviene dal Brasile, e quindi l’industria dell’esportazione di carne è di grande impatto per l’ambiente e l’alimentazione. L’anno scorso il mercato brasiliano della carne ha raggiunto il record di 9,75 miliardi di dollari e oltre 2,25 milioni di tonnellate di carne esportata. Una domanda trainata dall’ ingresso dalla Cina, ma tra i quali figura anche l’Italia.

Il rapporto tra essere umano e natura è al centro anche del progetto, in mostra per la prima volta in Italia nella Macelleria Ex Nau a Matino, Mijn Duifje (my dove / my lovely) – A pact between a man and a bakery di Nynke Brandsma, fotografa e artista visiva olandese. Il suo lavoro parla di giudizi, di storie metropolitane nascoste, di sicurezza, di cibo, di possibilità, di ricerca e soprattutto dell’amore di una persona per un volatile.

In mostra per la prima volta in Europa e in Italia, a Palazzo Scarciglia (Lecce), anche Merci pour ton agréable visite, les jolies fleurs et les délicieuses fraises (Grazie per la piacevole visita, per i bei fiori e per le deliziose fragole che mi hai fatto assaggiare, a cura di Edda Fahrenhorst & Veronica Nicolardi, in collaborazione con ArtWork), di Sarah Boutin è un lavoro fotografico, sviluppato per più di due anni, con un approccio poetico-documentaristico all’interno del convento dell’ordine delle Suore della Carità del Québec. Qui, l’artista visiva e ricercatrice canadese ha avuto occasione di conoscere un’amica d’infanzia della nonna scomparsa, Jacqueline, una religiosa novantenne. I tre giorni trascorsi con lei nella casa di riposo del convento hanno dato a Boutin la possibilità di avvicinarsi a un tempo di serenità, scandito dalle attività del convento.

Reportage fotografici di denuncia, storie della crisi climatica, l’impatto dell’industria alimentare sul pianeta. E ancora storie che celebrano la resistenza indigena alla devastazione dell’ecosistema, come The Forest Knows (con il contributo di Comune di Racale e in collaborazione con OTM Company, progetto realizzato grazie a Fondazione Guglielmo Giordano e Aboca). È la vicenda del popolo Asháninka del villaggio di Apiwtxa, narrata attraverso gli scatti di Nicoló Lanfranchi, esposti nella Chiesa di Santa Maria La Nova a Racale. I fondatori del villaggio, i fratelli Piyãko hanno piantato milioni di alberi, lottando per preservare il territorio e la cultura degli Asháninka. Un impegno che ha permesso di trasformare terre un tempo devastate in una rigogliosa foresta ricca di cibo, frutta e piante medicinali. Il villaggio di Apiwtxa ha così raggiunto la sicurezza alimentare e l’autonomia, e il suo popolo ha potuto mantenere un equilibrio tra il loro stile di vita, la loro cultura e la modernità.

A Palazzo Marchesale Del Tufo a Matino si potrà ammirare il lavoro di  Florian W. Müller che presenta CŪ, dove diversi organi e singole parti di un animale vengono artisticamente innalzate su un piedistallo e possono così entrare in dialogo con lo spettatore. Il progetto fotografico, che affianca l’immagine main del cuore, è stato realizzato in esclusiva per Yeast International Photo Festival ed è quindi un’anteprima assoluta.

L’impatto della crisi climatica sui vigneti di Château Palmer (fiume Garonna, Francia) è lo sfondo da cui prende le mosse Henrike Stahl con L’Arc Sera Parmi Les Nuages (L’arco sarà tra le nuvole, a cura di Inas Fayed), in mostra per la prima volta in Italia all’interno dell’Ex Oleificio Barone a Matino. La fotografa tedesca si è ispirata ai metodi naturali utilizzati dall’azienda: ad esempio, ha immerso le stampe nel vino o nell’acqua del vicino fiume Garonna. Infine, Stahl disporrà le stampe in una bottiglia di vino per poi riporla in cantina con gli altri contenitori: il suo messaggio è per posteri.

FEAST NO MORE Ipertrofia alimentare nella Collezione di Fotografia Vernacolare di Jean-Marie Donat (a cura di Krzysztof Candrowicz ed esposto a Palazzo Marchesale Del Tufo a Matino) propone la collezione di fotografie vernacolari di Jean-Marie Donat, con una selezione di immagini in mostra realizzata in esclusiva per Yeast Photo Festival.  Vivaci scatti di mucche sorridenti e di galline divertite, ritratti su manifesti pubblicitari, esempio dalla narrazione capitalista della felicità consumistica. In apparenza semplicemente divertenti, le fotografie dissimulano una visione critica più profonda dell’industria alimentare.

Kateřina Sýsová propone Kukbuk (in collaborazione con Centro Ceco di Roma, Comune di Castrignano de’ Greci e Kora Centro del Contemporaneo e il supporto di ECOSERVIS spol. s.r.o), una guida visiva alla cultura culinaria ceca. Le immagini, in mostra per la prima volta in Italia all’interno di Kora Centro del Contemporaneo a Castrignano dei Greci, e composte in modo espressivo e sotto forma di sketch visivi, esplorano le usanze e le convenzioni tipiche della ristorazione ceca. Sýsová concepisce le proprie fotografie come opere che possono essere lette da molteplici punti di vista. In primo luogo come una sorta di puzzle visivo; inoltre, con l’umorismo visivo solleva questioni più ampie sull’influenza del passato sul presente, sul rapporto tra immagine e parola e sulle questioni di genere associate al piacere dell’osservazione.

Alessia Rollo con Don’t Play With Food, esposto in outdoor a Matino (progetto commissionato da Yeast Photo Festival e quindi un’anteprima assoluta) vuole esplorare le diverse relazioni che il cibo può attivare, ma anche comprendere i vari aspetti di un luogo, le abitudini culturali e sociali, le questioni ambientali che passano attraverso il cibo.

Tra i progetti da segnalare ancora Welcome to Yesterday, prima personale in Italia del fotografo Alexander Yegorov, vincitore del Premio IRINOX SAVE THE FOOD, in collaborazione con MIA Photo Fair e Irinox. Il suo lavoro, esposto a Matino, rappresenta una elaborazione poetica e visiva sulla tradizione di riunirsi per gustare il cibo. L’incontro a tavola, per le diverse occasioni, è una parte importante della cultura. Non c’è posto per i conflitti quando si mangia insieme. In tale contesto, le fotografie degli avanzi sono la prova che qualcosa di positivo sta accadendo, l’artefatto del passato e la speranza per il futuro.

 

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